L’al Hilal nella storia: è il club asiatico più forte di sempre?

Martedì è andata in scena la finale del trofeo con maggior prestigio a livello di club in Asia: l’AFC Champions League.

L’atto conclusivo di questa competizione ha avuto l’esito che tutti quanti si aspettavano, una volta giunti alla fase ad eliminazione diretta: ovvero la vittoria dei sauditi dell’al Hilal.

Il percorso svolto dalla Mezzaluna per giungere alla finale casalinga di Riyadh è stato molto semplice una volta superato il tempestoso girone. Sotto la guida di Rogerio Micale, chiamato ad inizio anno a sostituire il glorioso Lucescu che purtroppo ha dovuto salutare dopo un periodo di crisi nera, i sauditi hanno rischiato di uscire in quello che si è rivelato un girone della morte con AGMK, Istiklol e Shabab Al-Ahli Dubai. Fortunatamente la formula di ripescaggio per le migliori seconde richiedeva tutti i requisiti posseduti dall’Al Hilal che in maniera rocambolesca si è ritrovata agli ottavi di finale (ringraziando i qatarioti dell’Al Sadd allora allenato da Xavi che per un solo gol mancante hanno ceduto il posto agli arabi). 

Dopo la fallimentare spedizione del girone di Champions, seppur caduti in piedi con tanto di qualificazione, i piani alti societari e il presidente Al Otaibi hanno optato per l’esonero di Micale e la chiamata di un profilo internazionale di valore: Leonardo Jardim.

Da quando il portoghese ha messo piede all’interno della società di Arabia Saudita, la musica è totalmente cambiata: una campagna acquisti di valore con l’arrivo di Marega e Matheus Pereira dall’Europa e uno stile di gioco rivisitato per dare linfa ad un gruppo storico che sembrava destinato alla fine del proprio ciclo.

Ma l’Al Hilal aveva ancora molto da dare come affermato dallo stesso Jardim e dai giocatori che tramite i proprio canali social e le interviste hanno fatto sapere di essere ancora affamati e di mirare a tutti gli obiettivi possibili.

Parole che non sono finite al vento e che hanno trovato la propria conferma tra campionato e Champions dove prima agli ottavi e poi ai quarti sono capitate due partite sulla carta pericolose contro le iraniane di Esteghlal e Persepolis, ma che agilmente con dei netti 2-0 e 3-0 in favore dei sauditi sono state superate senza nessun tipo di problema.

E’ stata così la volta della semifinale, contro la compagine ed eterna rivale al Nassr, in un emozionante derby che aveva in palio l’accesso alla finale e vedeva fronteggiare da una parte fenomeni come Gomis, Marega, Matheus Pereira e la superstar locale Salem Al-Dawsari e dall’altra Talisca, Aboubakar, Hamdallah e Masharipov.

Una partita dove tutto poteva succedere in quanto il background ha sempre dimostrato in questo tipo di gare di prevalere sui valori assoluti e nonostante tutto ancora una volta i più forti sono stati quelli con la casacca blu che hanno dimostrato in quel momento di essere la squadra più forte di ovest e aspettavano i campioni dell’est nella finale delle finali contro il Pohang Steelers.

Fatalità ha voluto che entrambe fossero le squadre con più Champions in bacheca e la battaglia di martedì avrebbe visto come vincitrice la nuova record breaker.

L’al Hilal si è imposto con un 2-0 finale e fondamentalmente non c’è molto da dire su questa partita che a parte un episodio è stata totalmente controllata dal team di Jardim.

Ad aiutare l’impresa saudita è stato sicuramente l’incentivo di disputare un match così importante giocando in casa, davanti al proprio pubblico e non solo: infatti dopo solo 20 secondi un gran tiro dell’uomo che non ti aspetti, Nasser, ha sbloccato la gara. Il giovane saudita è di fatto un totale outsider chiamato a sostituire non uno qualunque ma Al Shahrani , uno dei migliori giocatori sauditi di sempre che purtroppo di recente ha perso la titolarità causa acciacchi dovuti dal rientro dall’infortunio.

A parte la traversa di Sin Jin-Ho (a caccia della seconda Champions di fila in quanto protagonista lo scorso anno con l’Ulsan Hyundai,ndr) con successiva parata sulla respinta di Al Mayouf, i sudcoreani sono stati passivi del gioco saudita. Il colpo di grazia è stato firmato da Moussa Marega che ha incoronato nel miglior modo possibile i suoi primi mesi nell’AFC dimostrandosi per quello che è: un giocatore di alto livello.

Missione quindi compiuta senza troppi intoppi e il giorno dopo i festeggiamenti a mente riposata, dopo qualche riflessione ci viene da pensare: questo ciclo dell’al Hilal, la rende la squadra più forte di sempre nella storia delle competizioni asiatiche per club? 2 Champions in 3 anni, dove lo scorso anno l’eliminazione è avvenuta non sul campo ma per via dei casi di COVID-19 che hanno impedito al team di disputare le gare; e non solo, questo potrebbe essere il secondo triplete in 3 anni con tanto di supercoppe vinte nel cammino.

Merito di questa seconda impresa va sicuramente in gran parte a Jardim capace di rinnovare il panorama dei calciatori con innesti nuovi anche lato giovanile, così da spianare la strada per un eventuale ricambio generazionale, c’è anche da dire che le scelte societarie sul roster da allestire sono state quasi sempre impeccabili negli ultimi tempi, una sinergia che sul serio ambisce a rendere il panorama saudita, sponda al Hilal il migliore di sempre, in tutto e per tutto.