Come è cambiata la geografia del calcio asiatico

Nella sessione invernale del 2017 i club della Chinese Super League immettevano oltre 400 milioni di euro per l’acquisto di calciatori, con il più costoso che fu Oscar, passato dal Chelsea allo Shanghai port per ben 60 milioni di euro. Il movimento calcistico cinese cinque anni più tardi si è letteralmente sgonfiato  dopo le cessioni (contratti in scadenza e rescissioni) delle maggiori star che avevano proiettato l’attenzione globale verso il campionato cinese, come Graziano Pellè, Hulk, Alex Teixeira, Renato Augusto, Paulinho e Anderson Talisca.

Di quell’entusiasmo iniziale rimangono solamente i ricordi considerando che la Cina inoltre, oltre  a Wu Lei trasferitosi all’Espanyol, non è riuscito a produrre talenti di un certo livello. Con le limitazioni agli stipendi (massimo tre milioni di dollari a stagione per gli stranieri), la luxury tax e le difficoltà nel far entrare atleti stranieri nel paese, il baricentro del calcio asiatico si è spostato verso ovest, in particolar modo verso Qatar e Arabia Saudita.

L’ambizione dell’Arabia Saudita: solida realtà o nuova bolla?

A distanza di due mesi l’uno dall’altro, le star brasiliane Anderson Talisca e Paulinho hanno rescisso il proprio contratto con il Guangzhou FC (vista l’impossibilità di rientrare in Cina) per trasferirsi in Arabia Saudita, rispettivamente all’Al-Nassr e all’Al-Ahli.

L’Arabia Saudita tramite il progetto Saudi Vision 2030 vuole proiettarsi verso la modernità ed uno dei fattori cruciali per questo progetto di diversificazione negli investimenti riguarda la privatizzazione di vari settori, fra cui lo sport. Il piano di crescita del campionato saudita sulla carte sembra essere più sostenibile rispetto a quello cinese che era chiaramente destinato alla rovina.

Nel 2018 la General Sports Authority ha immesso ben 340 milioni di dollari al fine di appianare i debiti delle squadre delle prime due divisioni. Secondo quanto riportato anche in questo articolo di Gulf Business, i club non possono spendere più del 70% dei propri ricavi in stipendi. Queste nuove regole non hanno però impedito ad i club sauditi di attrarre alcuni nomi molti importanti che hanno proiettato il campionato completamente su un’altra dimensione.

L’Al-Hilal campione in carica e vincitore della Champions League nel 2019 (e successivamente del triplete asiatico) fino ad ora è stato il club che ha agito nella maniera più decisa sul mercato. Il primo grande colpo per l’attacco è stato quello di Marega, attaccante maliano arrivato a titolo gratuito dal Porto, ma la manovra decisamente più importante ha riguardato il brasiliano Matheus Pereira dal West Bromwich Albion (11 gol nella scorsa stagione di Premier League) per il cui cartellino sono stati pagato ben 20 milioni di euro.

Il nuovo duo si affiancherà a campioni del calibro del nazionale peruviano Carrillo e del centrocampista colombiano Gustavo Cuellar e andrà a rimpiazzare la coppia iconica composta da Giovinco e Bafetimbi Gomis. L’attaccante italiano sembra essere vicino al Paok Salonicco, mentre per Gomis, match winner della Champions nel 2019, sembra non esserci più spazio dopo l’approdo di Marega.

L’Al-Nassr dell’allenatore brasiliano Mano Menezes deve riscattare il quinto posto della scorsa stagione e sarà impegnato negli ottavi di Champions con un Dream Team: oltre al già citato Anderson Talisca in attacco avremo anche l’argentino Funes Mori, fresco di Europa League con il Villareal ed il camerunese Aboubakar reduce da una stagione da 15 gol in Turchia con il Besiktas.

Chi è alla ricerca di un riscatto è sicuramente l’Al-Ahli, fresco dell’acquisto di Paulinho dal Guangzhou, sta puntando ad un’altra stella ex cinese, ovvero Alex Teixeira, rimasto senza squadra dopo la dissoluzione dello Jiangsu.  Fra i club molto attivi segnaliamo anche l’El Ettifaq, squadra di bassa classifica ma che ha comunque ingaggiato a titolo gratuito il nazionale svedese Quaison (precedentemente al Magonza), e l’Al Ittihad che ha pagato il club emiro dell’Al-Sharjah ben 10 milioni di euro per aggiudicarsi le prestazioni di Igor Coronado, trequartista brasiliano con un passato al Trapani e al Palermo.

Dunuque, i nomi che stanno convergendo verso l’Arabia Saudita sono sempre di maggior spicco, a cui aggiungiamo Ever Banega e Odion Ighalo all’Al-Shabab che hanno condotto il club al secondo posto lo scorso anno.

Di certo siamo ancora lontani dall’invasione in Chinese Super League fra il 2015 e il 2017, ma il processo che porta alla crescita dell’Arabia Saudita è lento e costante, e soprattutto programmato in modo da limitare quanto più possibile le perdite senza ingaggi monster. Ad esempio Paulinho all’Al-Ahli andrà a guadagnare 4 milioni di euro a stagione più bonus, mentre Talisca all’Al Nassr ne percepirà 6.5. Una riduzione sostanziale rispetto alla Cina, tanto che Paulinho a Guangzhou percepiva ben 15 milioni a stagione.

 

Il Qatar senza limiti

Un campionato che invece non bada a spese è quello della Qatar Stars League che sta accrescendo il proprio profilo con nomi di spicco in vista del Mondiale del 2022. Principalmente il Qatar più di chiunque altro è stato il campionato per eccellenza per le star alla fine della propria carriera, basti pensare a Gabriel Batistuta all’Al-Arabi o in tempi più recenti a Santi Cazorla e Nigel De Jong, ma recentemente si è alzata l’asticella in maniera considerevole.

Dobbiamo considerare che, nomi internazionali a parte, il principale bacino d’utenza per i calciatori stranieri rimangono i campionati asiatici, in particolar modo l’Iran visto il buon rapporto fra i due paesi (Taremi prima di sfondare in Europa con il porto militava all’Al-Gharafa) ed il Nord Africa, dove l’Al-Sadd di Xavi Hernandez ha pescato Baghdad Bounedjah, uno degli attaccanti più forti e devastanti nel panorama asiatico.

Eppure le ultime due sessioni di mercato in Qatar sono state davvero notevoli: l’Al Duhail (club nel quale ha militato per un breve periodo Mandzukic) sei mesi fa ha acquistato Olunga, capocannoniere del campionato giapponese e nella scorsa settimana nientemeno che Toby Alderweireld, difensore della nazionale belga che il club dei ‘Cavalieri Rossi’ ha pagato ben 13 milioni di euro al Tottenham per aggiudicarsi le sue prestazioni (andando a rimpiazzare un Benatia in fase calante).

L’Al-Sadd di Xavi Hernandez, campione in carica del Qatar, ha da poco ingaggiato Andrew Ayew dallo Swansea, capitano della nazionale ghanese a cui è stato garantito uno stipendio assolutamente fuori scala da 200mila sterline alla settimana. Ayew andrà a comporre un attacco stellare assieme ai già citato Bounedjah e Cazorla, oltre alla star locale Akram Afif.

Ma non sono solamente le due big a fare grandi spese: anche il Qatar SC, realtà emergente in questi ultimi anni, ha ingaggiato Javi Martinez recentemente svincolatosi dal Bayern Monaco.

Nonostante però questo netto miglioramento dal punto di vista delle rose, i club qatarioti non riescono ad affermarsi in Champions League, tanto che in questa edizione, nessuno ha raggiunto gli ottavi di finale.

 

La strada alternativa degli Emirati Arabi Uniti

Fra i principali campionati della Penisola Araba, vi è quello degli Emirati Arabi Uniti che ha intrapreso una nuova via, senza puntare sui grandi nomi del calcio internazionale.

Come avevamo già spiegato nella Arabian Gulf League, i giocatori stranieri U21 contano come locali e dunque possono essere tesserati e giocare senza alcuna limitazione. Questo permetterà alla Nazionale degli Emirati Arabi Uniti, seguendo le regole di FIFA, di poter tesserare questi giovani talenti dopo cinque anni di permanenza nel campionato. Gli Emirati infatti, hanno già attuato la via della naturalizzazione e quest’anno sono esorditi in partite ufficiali l’argentino Tagliabue ed i brasiliani Caio Canedo e Fabio Lima.

Infatti fino ad ora l’acquisto più costoso in questa sessione è stato quello dell’attaccante congolese Ben Malango, che lo Sharjah FC ha acquistato per tre milioni di euro dal Raja Casablanca. Nel frattempo sono arrivati ulteriori giovani calciatori nel campionato in vista di un processo di naturalizzazione: il brasiliano 2001 Alvairo De Oliveira (Ajman Club), l’argentino classe 2000 Brian Ramirez (Ittihad Kalba), l’ivoriano classe 2000 Kouame Autonne (Al-Ain) e addirittura l’israeliano classe 2001 Abdallah Khalaihal.

Dunque, per come si stanno sviluppando le dinamiche di mercato in queste ultime sessioni, possiamo dedurre che Arabia Saudita e Qatar punteranno a diventare le competizioni più ricche e competitive, ricercando comunque lo sviluppo dei talenti locali, mentre gli Emirati Arabi Uniti hanno puntato su una strada alternativa, con l’ingaggio di giovanissimi, spesso sconosciuti, da poter valorizzare nel contesto asiatico, da poter rivendere, o utilizzare per la Nazionale.