Da Marega a Paulinho – I club dell’Arabia Saudita scatenati sul mercato

Questa finestra di mercato, in Arabia Saudita si appresta ad essere la più iconica di sempre. I movimenti fatti da giocatori e società stanno portando alla firma di fuoriclasse di indiscusso livello internazionale.

Nel recente passato, la penisola araba è sempre stata in secondo piano per quanto riguarda i grandi colpi di mercato; i trasferimenti dei top players nella west zone asiatica avvenivano per lo più a fine carriera, per un anno solo, con l’ottica di iniziare ad allenare o di trasferirsi con la propria famiglia nelle più gettonate Dubai, Abu Dhabi, Doha…

La Cina ha sempre avuto, a partire dal famoso biennio 2015-2016, l’egemonia assoluta dei grandi trasferimenti: gli stipendi offerti dalle società della Chinese Super League hanno fatto si che molti giocatori in ascesa internazionale venissero tentati da queste ricche offerte come nei casi di Hulk, Oscar (che ad oggi ricopre anche un ruolo presidenziale nello Shanghai Port), Paulinho ed il suo continuo vai e vieni tra Cina e Barcellona, il bomber israeliano Eran Zahavi, il talentuoso e giovane Talisca poi ancora Pato, Witsel, Carrasco, Mascherano, Lavezzi, Renato Augusto, Bakambu, Rondon, Fellaini, El Shaarawy e il nostro Graziano Pellè che per 4 anni è stato l’italiano più pagato in tutto il mondo; per non parlare poi di star sudamericane “più di nicchia” come Alan Carvalho (capocannoniere dell’Europa League nel 2015) e Elkeson, arruolatesi alla nazionale, ma questa è un’altra storia.

Adesso è tutto cambiato: i vari fallimenti a livello di nazionale, hanno portato al fenomeno della naturalizzazione e l’introduzione di un salary cup per evitare spese folli e concentrarsi maggiormente allo sviluppo a livello locale.

Questo ha fatto si che ovviamente il baricentro delle spese si spostasse da Est a Ovest, dove nazionali come Qatar, Emirati e Arabia Saudita sono qualche step sopra alla Cina a livello locale, come sottolineano i vari successi: qualificazioni al Mondiale, all’Olimpiade calcistica, vittorie di Coppa d’Asia ed un organizzazione societaria molto più accurata di quella cinese.

Più nello specifico l’Arabia Saudita con la sua Saudi Pro League, sarebbe l’erede designato della CSL.

Quest’estate il mercato è stato piùcaldo del solito e manca ancora un mese e mezzo alla chiusura, fissata al 18 Settembre.

I nomi che sono sbarcati nella terra dei Figli del Deserto nell’ultimo anno sono di prestigio internazionale, ne cito alcuni: Gonzalo El Pity Martinez, trequartista argentino arrivato all’al Nassr dagli USA per 20 mln di euro, Luciano Vietto ex Atletico e Villarreal che ha marciato verso gli ex campioni asiatici dell’Al-Hilal, il Tanguito Ever Banega e la star del Manchester United Odion Ighalo all’Al Shabab, che si sono aggiunti ai già presenti Giovinco, Gomis, Hamdallah, Romarinho, Petros, Al-Somah, Ndiaye, Carrillo ecc.

Ma nell’ultima sessione si sta facendo molto meglio con: Talisca, Aboubakar e Funes Mori all’ Al-Nassr, Marega dal Porto all’Al-Hilal, Quaison che dopo una spettacolare stagione in Bundesliga e la convocazione all’Europeo passa dal Mainz all’Al-Ettifaq, Igor Coronado fantasista ex Palermo che dopo aver trascinato l’Al-Sharjah ai vertici Emiratini, giocherà titolo e Champions con la maglia dell’Ittihad e soprattutto il colpo più stratosferico fino ad ora: Paulinho all’Al-Ahli Jeddah.

Curiosa la scelta del top player brasiliano che nonostante le diverse richieste europee, sudamericane e la sua perfetta forma fisica sottolineata da un’età dove al giorno d’oggi si fa ancora la differenza (33 anni appena compiuti) ha deciso di scegliere la via saudita e lo stipendio non conta visto che dalle ultime indiscrezioni percepisce quasi 4 milioni all’anno che non sono pochi, ma avrebbe guadagnato lo stesso da qualsiasi altra parte. Una scelta di cuore? Di cultura? (Come Marega e la sua volontà di vivere in un paese islamico). L’Al-Ahli non disputerà nemmeno la Champions League il prossimo anno e tra le big ha la rosa sicuramente inferiore, la sfida del Motorino verdeoro è quella di riportare Jeddah ai vertici del paese.

Un mercato (fino ad ora) niente male.

I soldi non sono mai mancati dalle società che tra emittenti televisive, pozzi petroliferi e compagnie aeree mica stavano a contare gli spiccioli.
Allora perchè negli ultimi anni c’è stato un boost incredibile verso questa fetta di mondo? La risposta può risiedere nel famoso piano Vision Arab 2030 emanato dalla Corona, ha come principale missione quella di ripulire l’immagine saudita a livello mondiale, scacciando via ogni tipo di pregiudizio nei confronti del paese; infatti solo recentemente le donne hanno acquisito qualche forma di diritto (anche se la situazione è tutt’altro che accettabile) e le frontiere sono state aperte anche ai turisti. Il piano vorrebbe però concludersi con la candidatura al Mondiale dello stesso anno e al giorno d’oggi sembrerebbe molto possibile.

Vanno fatte ancora diverse precisazioni che distinguono l’Arabia dalla Cina, una su tutte l’altro numeri di stranieri: 7 schierabili in campo contemporaneamente fanno si che la competitività della lega sia la più alta del Continente, ed infatti è così perchè insieme al Giappone (affermato da anni sul palcoscenico mondiale), in Arabia Saudita si gioca il calcio più avanzato e ricco d’intensità di tutta l’Asia.

Altra precisazione lo sviluppo della Nazionale che negli anni anche per via di partnership ha potuto mandare i propri giocatori all’estero in squadre prestigiose come nella Liga spagnola, ma questi finiscono per fare dietrofront per via di una carenza di motivazioni: in terra locale il guadagno è alto, sono praticamente pari a zero i giocatori disposti a tagliarsi lo stipendio per farsi notare in Europa (problema purtroppo affrontato anche dalla Golden generation qatariota). Nonostante ciò la nazionale ha dei giocatori di buon prospetto che amalgamati con una vecchia scuola già formata (Salem, Shahrani, Al-Faraj) permettono il raggiungimento di diversi successi dove la Cina non è saputa arrivare.

Dal triplete dell’Al-Hilal, il calcio saudita ha riportato ai massimi livelli il proprio appeal internazionale, scacciando così una maledizione durata per 14 anni dall’ultima vittoria della Champions League (da parte di un team della KSA) ed eguagliando un record di 30 anni fa che ormai sembrava impossibile. La partecipazione al Mondiale per Club con tanto di belle prestazioni ha fatto strizzare gli occhi ai campioni verso questo baricentro che offre si delle belle opportunità economiche, ma anche un livello di competitività alto.

Riuscirà, quindi, il Paese del Principe Mohammed bin-Salman a concludere il proprio quadro strategico e ad affermarsi o il suo destino sarà simile alla Cina, con grandi investimenti verso il fallimento?