Gli stranieri nella Nazionale Cinese (seconda parte): aspettando Ricardo Goulart e Alan Carvalho

Gli stranieri nella Nazionale Cinese (prima parte): i primi naturalizzati, da Yennaris a Elkeson

Se la naturalizzazione di atleti con radici cinesi nel calcio era già di per se una svolta epocale (ma già utilizzata in sport minori come l’Hockey), il conferimento della cittadinanza a calciatori stranieri era qualcosa di assolutamente impensabile che per mesi è aleggiata come ipotesi fra i media cinesi fino all’ufficialità di qualche giorno fa. Secondo quanto riportato dai media cinesi infatti, Henrique Fernandinho, Ricardo Goulart, Alan Carvalho e Aloisio hanno ricevuto il passaporto cinese.

Il principale fautore di questa riforma sembra essere stato proprio Marcello Lippi, il quale avrebbe accettato di guidare nuovamente la Nazionale cinese (dopo averla lasciata a seguito dell’eliminazione in Coppa d’Asia) solo se avesse potuto usufruire, oltre a Yennaris, anche di Elkeson e Ricardo Goulart. Dopotutto lo stesso allenatore di Viareggio durante la Coppa d’Asia aveva si era lamentato senza mezzi termini della scarsa qualità degli attaccanti cinesi, chiusi in campionato dagli stranieri.

Ma se questa soluzione può essere un benefit per la Nazionale, rischia di creare gravi grattacapi alla Chinese Super League compromettendone l’integrità sportiva.

Il Guangzhou Evergrande, che secondo i piani della Chinese Football Association deve divenire una sorta di Selezione Nazionale nella Super League, si è mosso con largo anticipo ingaggiando Elkeson dallo Shanghai Sipg e richiamando il centrocampista offensivo Ricardo Goulart dal prestito al Palmeiras, in modo da far risiedere quest’ultimo in Cina per almeno 182 giorno, in modo da validare in quinto anno consecutivo nel paese asiatico e dunque la sua naturalizzazione.

La squadra di Fabio Cannavaro vanta anche la proprietà di Alan Carvalho, esterno offensivo ex Red Bull Salisburgo, al suo quinto anno in Cina, ed attualmente in prestito al Tianjin Tianhai. L’Evergrande si è mosso con largo anticipo sul mercato ingaggiando dal Chongqing Dangdai il 26enne Fernandinho Henrique (alla sua quarta stagione) per 10 milioni di euro, per poi girarlo in prestito all’Hebei Fortune in quanto è già stato raggiunto il limite degli stranieri vigente a quattro. Non solo, pare che l’Evergrande abbia già la proprietà di Aloisio, altro attaccante brasiliano classe 1988 (capocannoniere della Chinese Super League 2015), alla sua sesta stagione in Cina, attualmente milita in seconda divisione con il Guangdong Southern Tigers.

Nel febbraio del 2017 il presidente dell’Evergrande Xu Jiayin aveva dichiarato di voler allestire una squadra di soli giocatori cinesi entro il 2020, ma in questo modo potrebbe allestire benissimo una squadra di cinesi che non sono cinesi, bensì brasiliani.

Qui dunque giunge il problema di equilibrio sportivo, dato che in questo modo, considerando anche il difensore Tyas Browning come futuro cittadino cinese, ed gli stranieri normalmente permessi in rosa, il Guangzhou Evergrande potrebbe giocare con una squadra con quasi solo stranieri, mentre gli altri club dovrebbero sottostare alle consuete limitazioni.

https://twitter.com/asaikana/status/1152351230045257730

 

L’integrità sportiva non è mai stata una delle priorità della Chinese Football Association, la quale si sta adoperando per trovare una soluzione e mettere un freno a questo nuovo problema che andrebbe ad esclusivo vantaggio dell’Evergrande. La soluzione maggiormente quotata sarebbe quella di permettere l’ultilizzo di solamente due giocatori naturalizzati oltre agli stranieri normalmente concessi.

 

Le critiche da parte dell’opinione pubblica

 In un contesto fortemente nazionalista, come era lecito aspettarsi questa svolta ha trovato innumerevoli critiche a partire dall’ex attaccante della Nazionale Hao Haidong in un’intervista al Southern People Weekly: “The naturalised players in our football team nowadays, they have no blood ties with the country. This is scary, are we becoming better even if we become the World Champion? So just because the FIFA policy allows naturalization, should countries around the world do that?”

Sui vari social media cinesi le opinioni sono negative e la maggior parte dei commenti raccolti e tradotti su Dongdaqiu, hanno connotazioni nazionalistiche ed in parte anche razziste: “La chiave della naturalizzazione è il controllo di questa – scrive un utente – ma non posso accettare il fatto che in futuro la squadra Nazionale sia composta maggiormente da naturalizzati o neri.” Altri invece fanno perno sui valori culturali: “Questi giocatori non capiranno mai il significato della bandiera rossa con le cinque stelle. Sono fermamente contrario a questo processo”. 

 Non mancano commenti profondamente stereotipati, con molti utenti che ritengono i due brasiliani dei mercenari, mentre altri, erroneamente, fanno dei paragoni con la Nazionale Francese: “Guardate la squadra francese, è composta solo da neri, quella cinese si sbiancherà od annerirà in futuro”.

 C’è però chi riesce a vedere la questione da un punto di vista più lucido:“Guardando ai pessimi risultati degli ultimi tornei giovanili, è realistico pensare di poter contare per un breve periodo sugli stranieri per ottenere dei risultati. Ma la speranza è che si punti fortemente sulla pianificazione e lo sviluppo del calcio nelle scuole, così che il calcio cinese possa intraprendere la strada giusta.” 

 

L’unica via percorribile

 Il commento dell’ultimo utente ci porta ad una riflessione: la naturalizzazione è l’unica via percorribile da un punto di vista sportivo per tentare di colmare il gap con Corea e Giappone.

I due paesi dell’est asiatico ogni anno producono giovani talenti, validi al punto di trasferirsi in Europa anche in club di fascia alta: la Corea quest’anno è arrivata in finale del Mondiale U19 mettendo in mostra un impressionante Kang Hee, nominato MVP del torneo, in forza al Valencia.

https://twitter.com/TheAsianGame/status/1176997136950411265

Un Giappone prettamente sperimentale ha ben impressionato in Copa America ed ha vinto il Torneo U20 di tolone battendo in finale il Brasile. Vari talenti giapponesi sono emigrati in Europa durante questa sessione di mercato, come Takefusa Kubo al Real Madird e Hiroki Abe al Barcellona. Non solo, Shoya Nakajima è passato dall’Al Duhail al Porto, il difensore Tomiyasu dal campionato belga alla Serie A con la maglia del Bologna, ed il difensore Sugawara in Olanda all’AZ Alkmaar.

La Cina invece, nonostante la Nazionale maggiore sia a fine ciclo, la prossima generazione sembra non essere minimamente all’altezza come dimostrato dai risultati delle rappresentative giovanili, U16-19-23, che sia nel 2016 che nel 2018, non hanno mai superato la fase a giorni delle rispettive Coppe d’Asia. Inoltre Wu Lei è l’unico calciatore cinese degno di nota a militare in un uno dei TOP 5 campionati europei da anni a questa parte, altro fattore che evidenzia il gap netto con Corea del Sud e Giappone.

Dunque, con una programmazione a livello giovanile decisamente mediocre ed una Federazione che è ostaggio dei capricci della politica, la naturalizzazione dei vari Elkeson e Goulart è l’unica via percorribile per la Cina, almeno nel breve termine.