Tokyo 2020: un’Olimpiade senza medaglie per l’Asia calcistica

Per le rappresentative asiatiche, maschili e femminili, si è concluso il torneo calcistico, senza alcuna medaglia. Nel torneo maschile il Giappone ha perso la propria finalina contro il Messico, mentre nel femminile l’Australia si è dovuta arrendere agli USA. In quest’articolo ripercorriamo i momenti più significativi di entrambe le manifestazioni, squadra per squadra. 

Torneo Maschile

L’Australia ci aveva illuso tutti quanti alla prima partita, quando era giunta una vittoria per 2-0 sull’Argentina con le reti di Lachlan Wales e del diciannovenne Marco Tilio. Una mera illusione dato che gli australiani verranno poi sconfitti nelle due successive gare da Spagna ed Egitto uscendo dunque ai gironi.

L’Arabia Saudita torna all’olimpiade dopo 25 anni ma lo fa perdendo tutte e tre le partite del proprio girone, obiettivamente proibitivo con Brasile, Costa d’Avorio e Germania. I Figli del Deserto hanno comunque segnato in tutte e tre le gare rimanendo sempre in partita e la prestazione più convincente è stata quella contro i tedeschi dove si è messo in mostra il fantasista Al Najei con una doppietta: uno dei talenti più brillanti della propria generazione che milita all’Al-Nassr dove dal prossimo anno condividerà il reparto con Talisca e Aboubakar.

Quella della Corea del Sud è stata una Olimpiade indecifrabile: prima la sconfitta contro la Nuova Zelanda, poi i successi roboanti con Romania (4-0) e Honduras (6-0) con le reti di Hwang Ui-jo (attaccante fuori quota del Bordeaux) e la giovane stella del Valencia Kang Lee. Poi la debacle mostruosa ai quarti di finale, con un 6-3 inaspettato e spettacolare con una prova horror della difesa guidato da un impresentabile Park Ji-Su che probabilmente già pensava ai prossimi due anni da militare che gli spettano.

Per il Giappone questo doveva essere il torneo della grande svolta, con una generazione di talenti militanti in Europa come Kubo, Doan e Tomiyasu, supportati da veterani come Yoshida e Sakai, i Blue Samurai si presentavano ai nastri di partenza come una delle squadre da battere a questa Olimpiade, sulla carta inferiore solamente a Spagna e Brasile.

La prestazione del torneo Olimpico per il Giappone è stata a due facce: da una parte un girone eccellente, dall’altra una fase a eliminazione diretta sottotono. Nel proprio raggruppamento i padroni di casa sono cresciuti prestazione dopo prestazione, dal timido 1-0 al Sud Africa al sontuoso 4-0 alla Francia, con Takefusa Kubo assoluto protagonista dato che ha segnato il gol che ha sbloccato le marcature in tutte e tre le partite. Il Giappone, grazie anche alla vittoria per 2-1 sul Messico è stata l’unica squadra a chiudere il girone a punteggio pieno.

Ma le cose sono cambiate drasticamente a partire dai quarti di finale: il Giappone ha superato la Nuova Zelanda solamente ai calci di rigore dopo un deludente 0-0 nel quale si sono sprecate tantissime occasioni. Il confronto con la Spagna è stato invece totalmente impari, anche questo si è trascinato ai supplementari, ma le Furie Rosse hanno rischiato pochissimo nonostante la loro conclamata difficoltà nel creare limpide occasioni, tanto che hanno concesso il primo tiro in porta ai giapponesi solo nei tempi supplementari. Infine, al 114′ è una rete di Asensio a decidere la disputa e condannare il Giappone alla finalina.

I Blue Samurai si sono ritrovati nuovamente di fronte al Messico, come nella fase a gironi, e come nella finalina del 1968. Ma questa volta il risultato è stato diverso. Un netto 3-1 in favore della rosa nord americana con la rete della bandiera segnata da Mitoma, grande assente di questa competizione causa infortuni.

Dunque il Giappone, sul quale vi erano tantissime aspettative, chiude la sua Olimpiade senza medaglie, un risultato che non rispetta le attese di un intero movimento e che potrebbe avere pesanti ripercussioni sui piani alti.

 

Il torneo femminile

L’Olimpiade del Giappone è stata estremamente deludente, la Nadeshiko non è riuscita a superare il blocco psicologico e l’unica partita che ha vinto è stata la terza nel girone contro l’abbordabilissimo Cile solo per 1-0 con rete solo al 77′ di Mina Tanaka. Ai quarti di finale l’avversario Svezia era obiettivamente troppo forte ed il percorso delle giapponesi si è interrotto con un netto 3-1 e tanto amaro in bocca.

Questa Olimpiade ha segnato la fine della credibilità del movimento calcistico femminile cinese: le Steel Roses, negli anni ’90 una delle squadre più forti al mondo, oggi sono una rappresentativa materasso. 5-0 dal Brasile e soprattutto l’8-2 dall’Olanda. La Cina non è riuscita nemmeno a battere il modesto Zambia pareggiando il match con l’incredibile punteggio di 4-4 con poker di Wang Shuang, unica calciatrice credibile che rimane a questo movimento allo sbando e incapace di produrre talento.

L’Australia è stata la squadra che è arrivata più lontana. Le Matildas sono giunte quarte dopo aver perso la semifinale con la Svezia e la finalina contro gli Stati Uniti. Per Sam Kerr (la bomber del Chelsea autrice di 6 gol nella manifestazione) e compagne, si è trattato di un risultato storico dato che l’Australia femminile non era mai arrivata in semifinale di una competizione internazionale e in questo caso si sono dovute arrendere solamente a due delle più forti contendenti sul pianeta. A differenza della sopra citata Cina, il percorso per le Matildas è stato tracciato con successo e non si può che crescere ulteriormente in vista del Mondiale del 2023 che verrà ospitato in Australia e Nuova Zelanda.