AFC Legends: Lee Dong Gook, il Superman coreano.

Con il campionato della Corea del Sud che si avvicina, rendiamo omaggio a Lee Dong-gook, attaccante di 41 anni del Jeonbuk Hyundai, miglior marcatore nella storia di K-League e AFC Champions League

Ci troviamo a Pohang nella regione del Daegu-Gyeongbuk. È il 29 Aprile 1979 di una domenica altamente degna di nota per la città portuale più importante della Corea del Sud, in quanto vide la luce una delle più grandi leggende del calcio locale, Lee Dong-Gook. Lee, che fin da giovane si fece notare per la sua predisposizione verso il gioco del pallone, ha delle caratteristiche invidiabili: alto 187 cm, dotato di un gran destro e di una forza fisica degna di nota, inizia a giocare a calcio nella squadra della sua città, i Pohang Steelers, passando dalle giovanili alla prima squadra nel 1998.

In Asia, il giocatore si dice sia nato con la Champions League sotto braccio, in quanto ha giocato la sua prima competizione per il club, che già era detentore del titolo, a soli 19 anni ed ha contribuito alla corsa che è terminata con la riconferma dei ragazzi del glorioso allenatore Park Sung-hwa durante l’anno di esordio di Lee.

Tutto questo susseguirsi di eventi ha portato il talento ad essere nominato ed eletto miglior giovane dell’anno in K League; inoltre la vittoria della Coppa d’Asia Youth con la Nazionale giovanile e la sua elezione come MVP del torneo, lo portarono ad acquisire fama a livello estero. Ma la sua consacrazione avvenne a cavallo dell’anno 2000 con la targhetta di capocannoniere della Coppa d’Asia, e così fu chiamato a gran voce dal Werder Brema che acquistò, in prestito, il giovane Dong-Gook.

In Germania, è tutt’altro che semplice: a quei tempi il calcio tedesco, in ritardo rispetto al resto dell’Europa, ha appena subito la rivoluzione del pressing alto e l’identikit dei giocatori richiesti non hanno permesso una corretta integrazione del sudcoreano, il cui scarso impiego (solo 7 presenze), lo costrinse al termine del prestito a tornare nella sua Pohang.

Dopo il suo ritorno agli Steelers, trascinò la sua squadra a suon di gol verso la finale di KFA Cup, segnando in tutte le partite della fase ad eliminazione diretta, sfiorando la conquista del trofeo all’ultimo così da potersi giocare una convocazione coi guerrieri di Taeguk, ma venne escluso all’ultimo dal commissario tecnico Guus Hiddink (suscitando non poche critiche) nella lista dei convocati per il mondiale 2002, proprio disputatosi in Corea del Sud. Subito dopo il Mondiale fu chiamato a servizio di leva obbligatorio, nella squadra Gwangju Sangmu, dove rimase per due anni.

Allo scadere della leva militare, gli Steelers riaccolgono a braccia aperte il proprio campione, ormai ventiseienne, il cui periodo di leva sembra aver influito positivamente: infatti, nelle prime sette partite sono stati segnate 6 reti.

Ma arrivati all’apice ci sono tanti fattori da considerare, e la sfortuna si inserisce in questo contesto andando a danneggiare gravemente la salute e la carriera di Lee, costretto allo stop in campionato ed al successivo Mondiale di Germania del 2006 dove il giovane, ormai cresciuto, sarebbe voluto esserci per dimostrare ai tedeschi, che si sbagliavano sul suo conto (nonostante nel 2004 si fosse preso una sorta di rivincita personale), così con enorme dispiacere, in primis suo e poi del ct Advocaat che lo aveva definito “il primo nome sulla lista”, si trova costretto a rinunciare al Mondiale.

Al termine dell’infortunio peró viene data un ulteriore chance al sudcoreano, che firma per il Middlesbrough un contratto di 18 mesi, dove però al termine di quest’ultimo, non convincendo, non venne rinnovato.Dopo una piccola parentesi fallimentare al Seongnam, dove del precedente goleador Lee Dong-Gook non vi era rimasto nulla, nel 2009 arriva la svolta, allo Jeonbuk, ed il resto è storia.

Durante la sua prima stagione segna 21 reti in 29 gare, affermandosi come capocannoniere del campionato, portando il club al primo trofeo della storia e facendo riemergere le qualità del talento che ad inizio anni 2000 aveva fatto sognare Pohang: forza fisica ed un tiro veramente insidioso per gli avversari, pecca in velocità, ma per essere comunque marcato in sicurezza necessitano due uomini visto lo strapotere fisico.

Nel 2010, a 31 anni, partecipa finalmente al suo tanto ambito primo mondiale con la nazionale maggiore. Un anno più tardi il Jeonbuk venne trascinato verso la finale di AFC Champions League, perdendo solo ai rigori contro i qatarioti dell’Al-Sadd.

Nel 2012, a 33 anni, raggiunse la vetta della classifica marcatori all time della K League e finalmente nel 2016 portò Jeonbuk sul tetto d’Asia, dove Lee tornò a distanza di 18 anni, dopo aver sconfitto in finale gli emiratini dell’Al-Ain.

Oltre ad essere il team che ha dominato in Corea del Sud e che ogni anno la spunta per il titolo, grazie ai gol di Lee Dong-gook (e non solo, questo va specificato), Jeonbuk è diventato uno dei club più prestigiosi e forti del continente intero vincendo 7 K League dal 2009 al 2019 ed ottenendo sempre ottimi piazzamenti in Champions (tra cui la vittoria nel 2016) che hanno permesso ai sudcoreani di occupare, al giorno d’oggi la posizione numero 2 del ranking dei club nella AFC.

Attualmente Lee ha da poco compiuto 41 anni, ed è ancora in attività con una condizione fisica degna di nota. Il suo palmares vanta, appunto, 7 campionati e due AFC Champions League, oltre che tanti riconoscimenti a livello individuale tra i quali spicca il più importante: miglior marcatore all time della Champions con 37 reti.

Il contratto del Superman coreano (chiamato così per via della serie tv locale dove è protagonista) andrà in scadenza a fine 2020 e le voci sul suo futuro sono tantissime. Attendendo ulteriori accertamenti e conferme possiamo affermare che Lee Dong-Gook, proprio come la fenice risorge dalle ceneri, è riuscito ad oltrepassare i periodi più brutti e bui della sua carriera, come le parentesi estere, gli infortuni e le esclusioni dal Mondiale, per costruire una carriera di 23 anni, immensa, che col tempo ha consacrato gli sforzi ed i sacrifici, amplificati dal talento e la gavetta che lo hanno portato ad essere un’autentica leggenda vivente, patrimonio del calcio asiatico.