Ahn Jung Hwan – il coreano più famoso in Italia

La storia di Ahn Jung Hwan e di come nel Mondiale del 2002, la Corea del Sud arrivò in maniera decisamente controversa in semifinale battendo con l’aiuto degli arbitri Italia e Spagna. 

Siamo a Daejon, il 17 giugno del 2002, al minuto 117 del secondo tempo supplementare. L’azione coreana si sviluppa sulla fascia sinistra e piove un cross in area di rigore. In quel momento Ahn Jung Hwan salta più in alto di tutti in area anticipando Maldini e impatta perfettamente il pallone di testa infilandolo alla sinistra di Gianluigi Buffon. Il pubblico di casa esplode in un boato di gioia per il raggiungimento di un traguardo storico, mentre in Italia rimaniamo inermi, gelati sul divano ad osservare la corsa di Ahn Jung Hwan che esulta per il golden goal che porta la Sud Corea ai quarti di finale del mondiale. Proprio lui, che a inizio partita si era fatto ipnotizzare da Buffon, sbagliando un calcio di rigore, proprio lui, che militava in un club italiano, il Perugia di Gaucci.

“Basta! Quello non rimetterà mai più piede a Perugia! – sbottò Luciano Gaucci nei suoi uffici dopo aver assistito al naufragio della nazionale italiana. –Quel signore non deve più accostarsi alla nostra squadra.” Luciano ebbe modo di sfogarsi ai microfoni della Gazzetta dello Sport il giorno successivo. Mentre tutta Italia riversava la propria rabbia sull’ecuadoregno Byron Moreno, che aveva compromesso il cammino azzurro con un arbitraggio completamente a favore dei coreani, Gaucci se la prendeva con il proprio giocatore.

“Ho già dato disposizione che venga azzerata ogni possibilità di riscatto. Sono indignato! Lui si è messo a fare il fenomeno soltanto quando si è trattato di giocare contro l’ Italia. Io sono nazionalista e questo comportamento lo considero non soltanto una comprensibile ferita al mio orgoglio di italiano, ma anche un’ offesa ad un Paese che due anni fa gli aveva spalancato le porte… Si è sempre comportato da modesto comprimario e poi torna a casa e si mette a fare l’ extraterrestre. Mi pento anche come presidente: noi lo abbiamo fatto crescere nel nostro calcio e alla fine ci accorgiamo che ci siamo rovinati con le nostre stesse mani. Io non intendo più pagare lo stipendio a uno che è stato la rovina del calcio italiano… Siamo stati derubati. Una cosa indecente.”

Il Perugia degli Asiatici

Il Perugia di Gaucci era una delle grandi novità del calcio italiano, capace di scovare talenti in ogni parte del mondo, in particolar modo dall’Asia. Ahn Jung Hwan era stata la sua ultima scoperta, ma tutto iniziò nel 1998, con l’approdo del giapponese Hidetoshi Nakata in terra umbra, dove avrebbe disputato due stagioni ad altissimo livello prima di trasferirsi alla Roma, per poi vincere uno scudetto sotto la guida di Fabio Capello.

23 May 1999: Hidetoshi Nakata of Perugia in action during the Serie A match against AC Milan at the Stadio Renato Curi in Perugia, Italy. The match finished in a 1-2 victory for AC Milan and they clinched the Championship title. Mandatory Credit: Allsport UK /Allsport

Con la partenza di Nakata, Gaucci pescò per altre due volte dall’Asia Orientale, senza però ottenere le stesse fortune: nell’estate del 2000 approdò in Italia il cinese Ma Mingyu prelevato con un prestito oneroso da un miliardo di lire, versati nelle casse dello Sichuan Quanxing. Ma avrebbe indossato la fascia da capitano nei Mondiali del 2002, e di lui l’allenatore cinese Bora Milutinovic disse “Ma è l’unico calciatore che non smette mai di pensare per tutti e novanta i minuti.”  In Italia non abbiamo apprezzato queste presunte qualità, dato che il centrocampista cinese non debuttò mai in campionato e giocò solamente un’amichevole estiva e uno scorcio di una partita di Coppa Italia contro la Salernitana.

Contemporaneamente arrivò a Perugia Ahn Jung Hwan, attaccante di 24 anni proveniente dal Daewoo Royals (oggi Busan IPark FC) e si presentò dichiarando di poter fare meglio di Nakata. “Tecnicamente  Ahn ha doti senza dubbio eccezionali.– ha dichiarato  Cosmi, allenatore del Perugia – E anche dal punto di vista tecnico ha capito parecchie cose: quando è arrivato era convinto che il calcio si giocasse soltanto nei quaranta metri davanti alla porta avversaria. Poi ha assimilato concetti più moderni ed europei. Io penso che abbia i numeri per fare una buona carriera”.

I numeri di Ahn a Perugia non furono propriamente quelli di un attaccante e al primo anno riuscì a ritagliarsi uno spazio solamente nella seconda parte di stagione, con il primo gol che giunse solo il 22 aprile del 2001, nel pareggio per 2-2 contro l’Atalanta. Quell’annata Ahn la concluse con quattro centri, segnando anche a Bari in una rocambolesca vittoria per 4-3 e in un altrettanto spettacolare confronto contro l’Udinese terminato 3-3 dove si rese protagonista di una doppietta.

8 Sep 2001: Jaap Stam of Lazio and Jung Ahn of Perugia (right) in action during the Serie A 2nd Round League match between Perugia and Lazio played at the Renato Curi Stadium, Perugia. DIGITAL CAMERA Mandatory Credit: Grazia Neri/ALLSPORT

Le premesse erano buone per un ulteriore salto di qualità che non avvenne mai, dato che nella stagione successiva, Cosmi lo lasciò spesso in panchina, concedendogli solo tre presenze da titolare in tutta la stagione 2001/2002, e anche lo stesso bottino fu decisamente più magro: un solo gol contro l’Hellas Verona alla ventesima giornata di campionato. Nonostante i numeri decisamente poco convincenti, Ahn fu chiamato da Guss Hiddink a rappresentare la nazionale sud coreana ai mondiali casalinghi del 2002.

Il Mondiale della Corea

Ahn Jung Hwang partì dalla panchina nella partita d’esordio contro la Polonia che la Corea del Sud vinse per 2-0 decretando così il primo successo in assoluto nella competizione mondiale al quindicesimo tentativo.

Il secondo match contro la nazionale statunitense, vide i padroni di casa andare sotto nel risultato nel corso del primo tempo a causa del gol siglato da Clint Mathis, il quale approfittò di una difesa molto approssimativa per incornare di testa. Ahn pure in quest’occasione entrò dalla panchina al 78’ e si rivelò determinante in quanto siglò la rete del pari, un tiro al volo dal limite dell’area piccola che si infilò nell’angolino basso alla destra del portiere.

L’esultanza di quella rete fu tutta particolare, con i coreani che mimarono i movimenti di un pattinatore sul ghiaccio, dato che sei mesi prima ai XIX Giochi Olimpici Invernali di Salt Lake,  il pattinatore coreano Kim Dong Sung fu squalificato per aver tagliato la strada all’americano Apolo Anton Ohno nella gara dei 1500 di short track. Ohno vinse la medaglia d’oro fra tante contestazioni nonostante Kim avesse tagliato per primo la linea del traguardo. L’esultanza di Ahn e dei calciatori coreani era una forma di protesta contro tale decisione presa dall’International Skating Union.

Il 14 giugno si arriva all’ultima giornata della fase a gironi, che è decisiva per la Sud Corea, la quale deve affrontare il Portogallo. Ad Incheon iniziano le grandi proteste contro gli arbitri che dirigono le partite della nazionale di casa, e quel match contro i lusitani fu caratterizzato da due espulsioni, la prima al 27’ il rosso diretto su Joao Pinto, mentre la seconda, su Beto, avvenne nella ripresa, per somma di ammonizioni. Ahn Jung Hwang partì da titolare, ma l’eroe di quella partita che siglò il gol vittoria fu quel Park Ji Sung che negli anni a venire sarebbe diventato una leggenda al Manchester United.

La Corea del Sud, aiutata dall’arbitraggio dell’argentino Angel Sanchez, per la prima volta nella sua storia arrivò alla fase eliminatoria di una competizione mondiale, dove ad aspettarla vi era l’Italia di Trapattoni e di grandissimi campioni quali Maldini, Totti, Del Piero, Vieri. Una vera corazzata del calcio mondiale affossata da uno degli arbitraggi più scandalosi nella storia del calcio, quello dell’ecuadoregno Byron Moreno. Tutti ricordiamo la sua espressione ebete all’espulsione di Totti e quando il suo assistente annullò un gol regolare a Damiano Tommasi.

L’Italia perse la testa e al 117’l’incornata di Ahn Jung Hwong decretò la fine del percorso azzurro. Al Portogallo l’argentino Angel Sanchez, all’Italia l’ecuadoregno Byron Moreno, alla Spagna, prossima vittima del percorso sud coreano, l’egiziano Gamal Mahmoud Ahmed El-Ghandour. Un altro arbitraggio scandaloso decretò il quarto di finale fra Sud Corea e Spagna, dove i padroni di casa riuscirono a imporsi ai calci di rigore. Una rete regolare annullata a Morientes e continue decisioni in favore della Corea prolungano la sfida ai calci di rigore. Ahn Jung Hwang si presentò sul dischetto al quarto tentativo coreano sul punteggio di 3-3 calciando dritto per dritto beffando così Casillas. Il turno successivo di battuta vide Joaquin calciare malissimo con Lee Woon Jae che respinse a lato.

Il decisivo tiro dal dischetto del difensore Hong Myung condannò anche gli spagnoli all’eliminazione e la Sud Corea fu  la prima (e finora unica) compagine asiatica a raggiungere la semifinale della Coppa del Mondo, per di più di fronte al proprio pubblico. “E pensare che l’Italia ci aveva avvertito” sentenziarono i giornali spagnoli, mentre l’allenatore Camacho si scagliò contro i direttori di gara del mondiale: “E’ stata una direzione scandalosa soprattutto se si pensa che stavamo giocando una partita dei quarti di finale di un campionato del mondo. Pensavo che l’arbitro sarebbe stato più giusto. Adesso si è aggiunta una vittima in più, cioè la Spagna”.

Gli errori arbitrali furono tali da obbligare la FIFA a designare, in occasione delle semifinali e delle finali, solo arbitri europei e di chiara fama: così la semifinale fra Germania e Sud Corea fu diretta dallo svizzero Maier, mentre il confronto fra Brasile e Turchia fu affidato al danese Milton Nielsen. Nonostante la spinta dei 65.000 spettatori al Seoul World Cup Stadium, gli uomini di Hiddink si dovettero arrendere ai tedeschi per 1-0, con rete di Ballack siglata al 79’, ironia della sorte, in sospetta posizione di fuorigioco.

Nel frattempo, sfogata la rabbia per l’eliminazione dell’Italia, il Perugia aveva esercitato il diritto di riscatto per Ahn, ma le parole di Gaucci avevano profondamente turbato i sentimenti dell’attaccante coreano, intenzionato a non tornare più in Italia dopo le accuse del presidente: “Le parole di Gaucci mi hanno fatto troppo male: mi ha offeso dicendo, tra le altre cose, che prima di venire da loro non avevo i soldi per comprare il pane. Ringrazio l’ Italia, a cui sono affezionato, per come mi ha accolto, sono orgoglioso di essere stato un giocatore della serie A, ma non voglio più giocare nel Perugia”.

La carriera di Ahn Jung Hwan proseguì in Giappone, dove nel 2004 vinse la J-League con la maglia del Yokohama F. Marinos. Fra il 2005 e il 2006 tentò nuovamente la fortuna in Europa, questa volta in Germania, con le maglie di Metz e Duisburg, senza però entusiasmare con soli due gol per ogni compagine nella quale ha militato. Successivamente Ahn prese parte proprio al mondiale in Germania nel 2006, dove però la Corea del Sud si fermò alla fase a gironi dove segnò un gol nell’unica ed inutile vittoria per 2-1 contro il Togo. Di li il ritorno in Corea del Sud, un’annata con zero gol al Suwon Bluewings e nel 2008 il passaggio al club con cui aveva iniziato la carriera da professionista, il Busan IPark. Ahn Jung Hwan ha chiuso la propria carriera in Cina con la maglia del Dalian Shide dove ha militato per tre stagioni, la migliore fu quella del 2010 dove segnò 10 gol in 24 presenze in Chinese Super League.

Il seguente articolo è un riadattamento del racconto su Ahn Jung Hwan, nel libro ‘Notti Magiche’ (Grauss Editore, 2018), al quale All Asian Football ha contribuito alla realizzazione.