Gli otto anni di Marcello Lippi in Cina – dai trionfi a Guangzhou alla Nazionale

“Io non voglio rubare i soldi, guadagno tanti tanti tanti soldi. Non li voglio rubare. Perciò stasera darò le mie irrevocabili dimissioni.” Queste sono state le ultime parole di Marcello Lippi come commissario tecnico della Cina. Nella conferenza stampa post partita dello scorso 14 novembre a Dubai, a seguito della sconfitta per 2-1 contro la Siria nella quinta giornata delle qualificazioni asiatiche per Qatar 2022, il tecnico di Viareggio ha dato l’addio alla Nazionale Cinese per la seconda volta in quest’anno in maniera molto amara.

Già lo scorso gennaio, a seguito dell’eliminazione in Coppa d’Asia (sempre negli Emirati Arabi Uniti) dopo la sconfitta per 3-0 contro l’Iran di Carlos Queiroz, Lippi in conferenza stampa aveva esternato tutta la sua frustrazione, ringraziando i giocatori per i due anni in cui è seduto sulla panchina della nazionale, “Ma non li ringrazio per quest’ultima partita” fu il suo commento.

Non uno, ma ben due tristi epiloghi per Marcello lippi in Cina, che lascia, oramai ci immaginiamo definitivamente, dopo ben otto anni di carriera fra la panchina del Guangzhou Evergrande e quella del Team Dragon. In questo lungo periodo, in particolar modo con il club, Lippi ha portato il calcio cinese su un’altra dimensione, raggiungendo traguardi prestigiosi come la Champions Asiatica, pur non riuscendo ad attuare quei cambiamenti nel modo di intendere il calcio da parte delle istituzioni cinesi, che hanno spesso ostacolato il suo lavoro.

 

Gli anni d’oro a Guangzhou

Da campione del Mondo in Germania nel 2006 alla disfatta in Sudafrica nel 2010. In tal senso la storia per Marcello Lippi si è ripetuta anche in Cina, da campione continentale nel 2013 con il suo Guanghou Evergrande per poi entrare in una spirale di risultati negativi con la Nazionale con la stessa costante di non essere stato in grado di effettuare un ricambio generazionale come successe con gli Azzurri.

Marcello Lippi arrivò a Guangzhou nel maggio del 2012 rimpiazzando il coreano Lee Jang Soo a stagione in corso con un contratto da ben 12 milioni di euro a stagione. Il cambio in panchina non avvenne a causa di risultati sportivi poco soddisfacenti: Lee aveva guidato l’Evergrande nel 2011 alla conquista del primo titolo nazionale e in quel momento si ritrovava al primo posto nella Chinese Super League avendo conquistato anche il passaggio alla fase eliminatoria della AFC Champions League. Il presidente Xu Jiayin, fondatore del gruppo Evergrande (terzo uomo più ricco di Cina nel 2019) voleva costruire un progetto che andasse oltre ogni aspettativa e non riteneva Lee all’altezza.

“Il mio arrivo è la cosa più importante per il calcio cinese quest’oggi. – annunciò senza modestie in fase di presentazione Lippi. –Ora dobbiamo lavorare per portare i concetti del calcio italiano in Cina”.

Dario Conca – Il Primo Imperatore

Erano gli anni in cui il calcio cinese stava alzano sensibilmente l’asticella del calciomercato, un processo cominciato proprio dal Guangzhou Evergrande che la stagione precedente aveva infranto ogni tipo di record ingaggiando il fantasista argentino Dariò Conca dalla Fluminense garantendogli un ingaggio da 10.5 milioni di euro a stagione, mentre con l’arrivo di Lippi a rafforzare l’attacco arrivò addirittura Lucas Barrios, reduce da due scudetti consecutivi al Borussia Dortmund.

Al suo primo anno Lippi condusse agevolmente il Guangzhou alla vittoria in campionato e sollevò al cielo anche la Coppa Nazionale, mentre in Champions venne eliminato ai quarti di finale dai sauditi dell’Al Ittihad. Furono le successive due stagioni a determinare una netta svolta nelle sorti del Guangzhou, in particolar modo con l’ingaggio dal Botafogo di un giovane attaccante, allora 23enne, Elkeson Oliveira Cardoso, che Lippi allenerà sia al Guangzhou…. che nella Nazionale cinese, dato che il brasiliano è stato recentemente naturalizzato come vedremo in seguito.

24 gol il primo anno di Chinese Super League e 28 quello successivo furono i numeri di Elkeson che garantirono al Guangzhou di vincere altri due scudetti. Ma le reti più importanti furono quelle dell’ottobre del 2013, con Elkeson che segnò sia all’andata che al ritorno della dinale di AFC Champions League che portarono il Guangzhou Evergrande a trionfare sul Seoul FC (2-2 in Corea e 1-1 in Cina). La storia era stata scritta: Marcello Lippi era il primo tecnico italiano a conquistare la AFC Champions League mentre il Guangzhou riportà la Coppa in Cina dopo 23 anni dal successo targato Liaoning.

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Mi sono addirittura meravigliato, a 66 anni, di aver ritrovato tutta questa voglia del lavoro quotidiano di una squadra: ogni mattina mi sveglio alle 6.30. A differenza di tanti giocatori od allenatori che accettano offerte esotiche solo per un motivo economico senza apportare significativi miglioramenti al sistema, Marcello Lippi, come ha espresso in un’intervista nel 2014 a Repubblica, nel corso dei suoi tre anni di carriera al Guangzhou si è interessato allo sviluppo del club al fine di apportare una metodologia di lavoro maggiormente professionale a partire dai piccoli dettagli a livello organizzativo: Lo scorso anno (2013) abbiamo iniziato il 5 gennaio la preparazione e abbiamo finito di giocare il 22 dicembre! Quest’anno ho imposto che i giocatori abbiano un mese di vacanze. Bisogna avere pazienza, altrimenti per certe cose bisognerebbe litigare sempre.

Lippi esprime anche le difficoltà più che normali, di un uomo allora di 66 anni, nel lavorare in un contesto diverso dopo aver allenato sempre in Italia: Conosco solo tre parole di cinese: cameriere, grazie, portacenere. Gli interpreti sono importanti anche nella vita di tutti i giorni. Uno è sempre con me dalla mattina fino a mezzanotte. Poi ho un autista, altrimenti dovrei prendere la patente cinese. Potrei imparare un po’ la lingua, ma io ho bisogno di comunicare in modo chiaro con i miei giocatori tra i quali, per esempio, c’è un coreano. Quando parlo con lui, il mio interprete deve tradurre al suo che è cinese-coreano che a sua volta ripete al giocatore!

 

Una successione tumultuosa

Alla fine della stagione 2014, scade il contratto di Marcello Lippi che annuncia l’addio alla panchina del Guangzhou Evergrande, pur rimanendo nel club con un ruolo dirigenziale. “Non voglio più essere allenatore in futuro” furono le sue dichiarazioni. Quell’anno al Guangzhou si era fatta sempre maggiore l’influenza del tecnico di Viareggio, che aveva portato con se in società il figlio Davide, il quale aveva condotto le operazioni di mercato che avrebbero portato in rosa Alessandro Diamanti e Alberto Gilardino, i quali lasciarono la Cina a fine stagione.

Come successore, il Guangzhou Evergrande ingaggiò uno dei pupilli di Marcello Lippi, nientemeno che Fabio Cannavaro, reduce da un’esperienza come assistente negli Emirati Arabi Uniti all’Al Ahli, ma la dinastia italiana era destinata a concludersi ben presto.

Come accadde nel 2012 con Lee Jang Soo, Cannavaro fu esonerato nel girone d’andata dopo essersi qualificato ai quarti di finale di Champions ed essere rimasto in scia della vetta della classifica dopo un momento estremamente difficile dettato da innumerevoli infortuni. Al suo posto il Guangzhou Evergrande ingaggiò Felipe Scolari, che in quella stagione condusse il Guangzhou alla conquista della sua seconda (e fino ad ora) ultima Champions League, sempre nel segno di Elkeson.

Non sono mai emerse motivazioni ufficiali che spinsero il Guangzhou a esonerare di punto in bianco Cannavaro e conseguentemente a indurre Lippi alle dimissioni. Secondo quanto ci è stato svelato da uno dei membri dell’entourage legale di Fabio Cannavaro, la causa scatenante era una diatriba molto violenta fra Davide Lippi e la dirigenza del club, che arrivata ad un livello di esasperazione tale, decise di rompere i ponti in toto con la parte italiana del club.

 

Lippi torna in Cina

Al termine della stagione 2016 Felipe Scolari sembrava essere vicinissimo a dare l’addio al Guangzhou Evergrande per tornare in Brasile. Il club cinese aveva convinto Lippi a riprendere le redini della squadra con un ricchissimo contratto da oltre 20 milioni di euro che era già stato firmato.

In quel momento la Cina si stava giocando le proprie carte per le qualificazioni a Russia 2018: il tecnico Gao Hongbo dopo l’esonoero del francese Alain Perrin aveva condotto miracolosamente la Nazionale al terzo turno generando nuovo entusiasmo subito soppresso dai risultati. Nelle prime quattro partite la Cina ne perse tre e pareggiò una, in particolar modo furono imbarazzanti le sconfitte in casa con la Siria e quella Taskhent contro l’Uzbekistan (2-0) nelle quali il team Dragon faticò ad affacciarsi nell’area avversaria.

Era necessario cambiare di nuovo per perseguire il difficilissimo sogno mondiale e la federazione convinse il Guangzhou a rescindere il contratto con Lippi al fine di ingaggiarlo come nuovo ct.

Lippi fra grandi aspettative e con il blocco del Guangzhou Evergrande esordì il 15 novembre del 2016 a Kunming nel pareggio per 0-0 contro il Qatar, in una partita nella quale la Cina dominó a lungo centrando sfortunatamente tre legni. Nonostante un punto non fosse sufficiente, Lippi aveva riportato entusiasmo in un movimento calcistico allo sbando e si rivedeva una Cina che provava a giocare a calcio con un propositivo 4-3-3.

Intervista esclusiva a Marcello Lippi: “Ci sono dei giocatori cinesi che possono già ben figurare in Serie A”

In unIntervistata che realizzammo con Marcello Lippi qualche settimana dopo, il tecnico di Viareggio dichiarò che l’aspetto sul quale bisognava maggiormente lavorare era quello mentale: Il nostro lavoro è stato quello di far entrare nella testa dei giocatori che la loro qualità non è quella indicata dalla classifica del girone o dal ranking Fifa. I giocatori cinesi sono all’altezza di quelli dell’Uzbekistan, della Siria, dell’Iran e di tutte le squadre che affronteremo, se la possono giocare con tutti. Per cui inizialmente abbiamo dovuto capire perché giocano molto bene nei loro club, mentre in nazionale non sono riusciti ad esprimersi, quindi su questo abbiamo lavorato principalmente, oltre che nel dare una buona organizzazione alla squadra. Forse con troppo entusiasmo, Lippi sostenne che già da qualche anno vi erano calciatori cinesi in grado di ben figurare in Europa.

Nei mesi successivi, la Cina disputó un girone di ritorno ottenendo grandi risultati con tre vittorie, una sconfitta ed un pareggio. Esaltante fu il successo contro la Corea del Sud in casa, tanto che Lippi sembrava aver trovato la cura alla Koreaphobia (il complesso di inferiorità storico in ambito calcistico, con due sole vittorie della Cina contro i Taegaku Warriors in 34 partite dal 1978 ad oggi).

La Cina pur essendo incappata in una sconfitta a Tehran ed un pareggio beffardo contro la Siria, arrivò all’ultima giornata in Qatar che aveva ancora speranza di qualificarsi come terza ed accedere ai play-out. Gli uomini di Lippi vinsero per 2-1 ma i risultati sugli altri campi non furono sufficienti per raggiungere il traguardo.

“Quando sono arrivato avevamo un solo punto in quattro partite. – Dichiarò il tecnico nel post match –Contro il Qatar abbiamo colpito il palo tre volte e contro la Siria conducevamo fino all’ultimo minuto. Meritavamo la vittoria in quelle due partite, con quei quattro punti in più saremmo arrivati secondi e di conseguenza qualificati al Mondiale. Abbiamo gettato le basi per grandi progressi futuri”.

 

Il mancato ricambio

A quel punto era lecito aspettarsi un radicale cambio nelle scelte dei giocatori in Nazionale con oltre un anno di tempo per arrivare alla Coppa d’Asia di gennaio 2019 negli Emirati Arabi Uniti. Il ciclo della Nazionale cinese era oramai finito con la mancata qualificazione, ma Lippi, così come con l’Italia nella spedizione a Sudafrica 2010, non attuò alcuna rivoluzione.

Oltre alla volontà dell’allenatore di mantenere il blocco di giocatori che lo aveva portato ad ottenere i successi a Guangzhou vi era anche da considerare il fallimento di una nuova generazione di giocatori nell’effettuare un salto di qualità: la rappresentativa U23 allenata da Massimiliano Maddaloni nella Coppa d’Asia di categoria in casa nel gennaio 2018 non andò oltre alla fase a gironi mentre negli Asian Games in Indonesia in estate fu eliminata agli ottavi di finale.

La mancata qualificazione in Russia ed i mancati risultati in ambito giovanile portarono la Federazione Cinese ed il ministro dello sport ad interferire pesantemente nel lavoro di Lippi con risultati estremamente controproducenti. Nel marzo del 2018, per la China Cup (torneo amichevole fra nazionali in cui la Cina di sconfitta 6-0 dal Galles e 4-1 dalla Repubblica Ceca) le autorità sportive imposero un divieto nel mostrare i tatuaggi ai giocatori della nazionale. Un provvedimento bigotto che nulla ha a che fare con il calcio, ma solo con le apparenze per essere in linea con i principi morali di un ‘socialismo con caratteristiche cinesi’.

Il calcio cinese sta tornando indietro

Il peggio però giunse nel settembre di quell’anno, quando il Ministro dello Sport, andando totalmente contro le regole della Fifa, convocò 55 giocatori U25 per un training camp militare della durata di 2 mesi che strappò giocatori anche fondamentali ai club nelle ultime 6 giornate di campionato. Lippi cercò di opporsi chiamando in nazionale alcuni giocatori a lui utili, ma la follia di questo provvedimento fu portata avanti e ampliata ai settori giovanili e le rappresentative femminili.

 

Una Coppa d’Asia anonima

In un’ambiente delirante e sempre più politicizzato, creare entusiasmo attorno alla nazionale era impresa ardua se non impossibile. Lippi annunciò che non avrebbe rinnovato il contratto al termine della Coppa d’Asia, trascinandosi alla competizione con un gruppo logorato e senza alcuno stimolo che prima da settembre 2018 fino alla Coppa ottenne risultati imbarazzanti, fra cui pareggi contro l’India (0-0), Bahrein (0-0) e Palestina (1-1) e sconfitte contro Qatar (1-0) e Iraq (2-1).

I pronostico della Coppa d’Asia furono rispettati, era impossibile vedere una Cina andare oltre ai quarti di finale e così fu. La Nazionale di Lippi, quella con l’età media più alta fra le 24 partecipanti (29.4 anni) passò il girone come seconda alle spalle della Corea del Sud, per poi vincere in rimonta agli ottavi di finale contro la Thailandia.

Il turno successivo la Cina fu travolta 3-0 dall’Iran con sviste difensive da film horror che portarono Lippi a tenere una conferenza stampa d’addio nella quale mostrava tutto il disappunto di una situazione davvero al limite: “È inaccettabile che i giocatori facciano questo tipo di errori. Li ringrazio per questi anni passati assieme, ma non per quest’ultima partita”.

 

Da Lippi a Cannavaro a Lippi

La storia si ripete come a Guangzhou: il successore di Lippi sulla panchina della Nazionale è Fabio Cannavaro il quale assume il duplice ruolo di ct della nazionale (ad interim) e allenatore dell’Evergrande, mentre Lippi rimane nello staff come consulente.

L’esperimento Fabio Cannavaro fallisce miseramente con due sconfitte nella China Cup 2019 per 1-0 contro Thailandia ed Uzbekistan. Dopo pochi giorni il tecnico napoletano decide di dare le dimissioni da ct della Nazionale sostenendo che per motivi famigliari non sarebbe stato in grado di ricoprire il doppio ruolo.

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La Chinese Football Association intanto stava realizzando una svolta storica per il movimento calcistico cinese con le naturalizzazioni dei primi stranieri con origini cinesi: nella sessione invernale di calciomercato infatti al Beijing Guoan arrivarono Nicholas Yennaris e John Sater mentre a Guangzhou Tyas Browning, tutti giocatori eleggibili per la nazionale cinese dato il requisito di parentela.

Nel mese di maggio a sorpresa, Marcello Lippi accetta nuovamente l’incarico di ct della nazionale firmando un altro ricchissimo contratto da oltre 20 milioni di euro con l’obiettivo di guidare la nazionale verso Qatar 2022. In un’ulteriore intervista che il tecnico ci ha concesso lo scorso settembre, ci svela le motivazioni che lo hanno spinto a rimettersi in gioco: La grande stima e passione, nei miei confronti, che ho percepito da tutto il popolo cinese che ha avuto il suo apice nella cena di Gala con Xi Jinping a Roma in occasione della visita del Presidente della Repubblica Popolare Cinese in Italia. Tutto ciò mi ha convinto ad accettare, ancora una volta, l’offerta per la guida della Nazionale.

Intervista esclusiva a Marcello Lippi: ‘La cena di gala a Roma con Xi mi ha convinto a continuare, il nuovo gruppo mi da buone sensazioni’

Fra le motivazioni che hanno spinto Lippi ad accettare vi è anche quella di un nuovo progetto tecnico della nazionale con gli stranieri, non solamente quelli con sangue cinese, ma anche quei calciatori che soddisfano il requisito di residenza secondo le normative Fifa, che gli permette di cambiare cittadinanza una volta che si milita per cinque anni consecutivi in club di una data nazione.

In tal senso in vista delle qualificazioni Mondiali iniziate a settembre è stato completato il processo di naturalizzazione di Elkeson, mentre dal prossimo anno saranno eleggibili anche l’ex Red Bull Salisburgo Alan Carvalho, Fernandinho Henrique, Ricardo Goulart e Aloisio, i quali hanno già ottenuto il passaporto cinese. Un provvedimento in totale controtendenza al contesto sociale cinese caratterizzato da un esasperato nazionalismo, ma d’altro canto necessario per cercare di ‘salvare la faccia’ da ulteriori figuracce internazionali.

Elkeson non è l’unico calciatore arrivato in Cina, più, di qualche anno fa – ci ha dichiarato Lippi nell’intervista a Calcio8Cina – bisogna aspettare che passino i 5 anni e poi vedremo se esiste questa possibilità. È una pratica che mettono in atto tutte le altre Nazioni non vedo perchè non possiamo farlo anche noi…

 

La solita Cina

Con un gruppo rinnovato e l’inserimento in rosa di Nicholas Yennaris, la Cina del secondo corso di Lippi fu convincente nelle prime due uscite amichevoli di giugno, entrambe a Guangzhou, battendo Tajikistan e Filippine, esprimendo un gioco nuovamente propositivo.

Nel corso dell’estate Elkeson, che nel frattempo era tornato al Guangzhou Evergrande dallo Shanghai Sipg, completò il processo di naturalizzazione, diventando così il primo calciatore completamente straniero ad esordire con la maglia della Nazionale. Il suo debutto avvenne durante la prima partita di qualificazioni Mondiali in casa delle Maldive, dove gli uomini di Lippi trionfarono 0-5 con Elkeson a segno con una doppietta.

Ma anche in questo caso gli entusiasmi generati anche dal 70mo anniversario della Repubblica popolare Cinese, erano destinati a smorzarsi. Nel mese di ottobre la Cina travolse per 7-0 il piccolo Guam, ma nel turno successivo a Manila, contro un avversario leggermente ostico come le Filippine, la Nazionale di Lippi fu bloccata sullo 0-0, mostrando una netta involuzione sotto il profilo del gioco e delle caratteristiche individuali dei calciatori.

E’ bastato un pareggio per generare nuovamente un malcontento diffuso fra pubblico e media, con l’opinione pubblica che questa volta si scagliò addirittura contro Lippi. In particolar modo l’Oriental Sports Daily ha accusato Lippi di non essere vicino alla squadra, di guadagnare troppi soldi per starsene sempre in Italia. L’episodio scatenante fu la rinuncia di Lippi a partecipare all’East Asian Championship di dicembre in Corea del Sud, una sorta di Coppa dell’Est Asiatico biennale, nella quale la Federazione ha annunciato di mandare una nazionale B guidata da Li Tie, ex giocatore dell’Everton, attualmente allenatore del Wuhan Zall.

In un clima di forte tensione si arrivò alla sfida degli Emirati Arabi Uniti contro la Siria, nella quale la squadra medio orientale vinse meritatamente per 2-1 contro una Cina spaesata per lunghi tratti della partita e condannata da un goffo autogol di Zhang Linpeng, uno degli uomini più fidati di Lippi dai tempi del Guangzhou Evergrande. Come nella sfida contro le Filippine l’attacco composto da Elkeson e dalla star cinese Wu lei (in forza all’Espanyol) fu nuovamente poco produttivo.

 “Se i giocatori in campo hanno paura, non mostrano voglia di lottare, coraggio, desiderio, la responsabilità è dell’allenatore e per questo motivo mi dimetto”. Come un fulmine a ciel sereno, Lippi ha dato le sue dimissioni dopo la partita (alludendo anche al suo altissimo stipendio) pur essendo la Cina seconda nel girone con le migliori quattro che accedono al turno successivo, dunque una situazione tutt’altro che compromessa.

Per la seconda volta quest’anno, sempre negli Emirati Arabi Uniti, Marcello Lippi ha dato l’addio alla Nazionale Cinese in maniera brusca. Secondo quanto riportato dai media Lippi ha lasciato in fretta e furia lo spogliatoio augurando un freddo ‘buona fortuna’ ad i giocatori, tornando direttamente in Italia, mentre il suo staff assieme al resto della squadra sono volati verso Guangzhou.

Difficile pensare a questo punto un nuovo passo indietro, lo storico assistente di Lippi, Massimiliano Maddaloni, sostiene che la scelta di Marcello sia stata impulsiva e anche dettata dai commenti negativi di pubblico e media nelle passate settimane sul suo metodo di lavoro.

E’ stata una settimana nera per il calcio cinese, non solo le dimissioni di Lippi, ma anche la mancata qualificazione della Nazionale U19 alla Coppa d’Asia di categoria e l’eliminazione dell’U19 femminile alla fase a gironi della Coppa d’Asia. Per concludere inoltre, la rappresentativa U23 che il prossimo gennaio si giocherà l’accesso a Tokyo 2020 è stata travolta in amichevole per 5-1 dall’Australia.

Dopo ben otto anni dunque, il capitolo cinese nella carriera di Marcello Lippi sembra essere giunto alla fine. Dagli straordinari risultati a Guangzhou, alla sfiorata qualificazione ai Mondiali, per poi trascinarsi lungo un logorante declino che riporta la Nazionale all’anno zero. Marcello Lippi, nonostante tutto è stato una delle figure più importanti nella storia del calcio cinese, il quale ha cercato di cambiare senza successo un sistema fortemente politicizzato il quale ha maggiormente pensato ai propri interessi personali piuttosto che perseguire un progetto tecnico e di sviluppo valido.