Il ciclo della nuova Arabia Saudita targata Hervé Renard

All’interno del mese di Gennaio la selezione calcistica dei Figli del Deserto, rimase orfana di un commissario tecnico, dopo le dimissioni di Juan Antonio Pizzi, post Coppa d’Asia, il cui addio era nell’aria già da tempo, per motivi di simpatia non reciproca tra di lui e la SAFF; ma la goccia che fece traboccare il vaso o meglio chiamarla la “scusante”, in quanto piú appropriato, fu la gara persa contro il Giappone per 1-0 agli Ottavi di finale, nonostante il dominio Verde, sottolineato dai 20 tiri contro i 2 (con gol vittoria nipponico siglato da Tomiyasu).

 

Passano ben sei mesi e in Luglio la Federazione elegge finalmente un selezionatore, trovando in Hervé Renard, il giusto sostituto, che si aggiudicó cosí il titolo di primo tecnico francese a guidare la nazionale dove attualmente vige la monarchia di Salman. Renard nella sua ultima esperienza è stato anch’egli commissario tecnico, dal 2016 ha infatti guidato la nazionale del Marocco con una media di quasi 2 punti a partita.

La nazionale marocchina, ricca di talenti, ma con una discontinuità poco invidiabile, tanto che nella scorsa Coppa d’Africa è stata sconfitta, agli ottavi di finale, nonostante fosse una delle favorite per la vittoria, dal Benin (anche se solo ai calci di rigore) dopo una partita pirotecnica, ma poco concreta, un rigore sbagliato allo scadere, precisamente al minuto 96’ dal talentuoso Hakim Ziyech e la furia di Hervé, che rassegnó cosi le proprie dimissioni, in una dinamica che se non è totalmente l’opposto, per via del risultato conseguito, è molto conforme ad esserlo riguardo al caso Pizzi.

Lo stesso mese, il tecnico francese, in cerca di una nuova sfida si unisce alla nazionale saudita, anch’essa delusa dall’ultima uscita ufficiale, quella, appunto, dell’Asian Cup.Inizia così la nuova avventura di Renard alla guida della Nazionale degli “ ‘atfal alsahra’ “.

Già dopo il mondiale di Russia 2018 la Nazionale Saudita ha dovuto dire addio a dei nomi pregiati, causa ritiro, età avanzata o altre sfortune, quali Osama Hawsawi (ritirato) e il bomber Mohammed Al-Sahlawi, 32 anni, storico attaccante dell’Al-Nassr, attualmente in forza all’Al-Shabab (da Agosto) il quale è entrato in un loop di infortuni, che ricordano il caso Pepito Rossi; inoltre, dal termine della scorsa stagione possiamo aggiungere anche il recente ritiro di Taisir Al-Jassim, centrocampista dinamico, che ha salutato il calcio giocato all’età di 35 anni proprio come il collega Osama.

Per Renard, continuare il lavoro di Pizzi, alla ricerca di degni sostituti, dopo l’addio delle bandiere, è un compito complesso che basa le sue radici sulla rivoluzione, in primis, tattica. Si passa dunque dal 4-1-4-1 al nuovo 4-2-3-1 con molta fantasia e soprattutto corsa, che contraddinstingue i giocatori sauditi.

L’esordio in gara ufficiale è arrivato in Yemen, a Settembre, per il girone D delle Asian Qualifiers. A sorpresa la partita terminó con il risultato di 2-2, nonostante il dominio assoluto della nazionale di Renard: 80% di possesso palla e il doppio dei tiri effettuati. Questo dato sta a sottolineare il dualismo saudita di saper raramente badare attenzione ad entrambe le fasi: difensiva ed offensiva. Infatti, le partite successive: dopo aver seppellito per 3-0 Singapore, fa 0-0 in terra palestinese.

La prova di carattere, mirata a rimarcare la supremazia all’interno del girone arrivó settimana scorsa, con la vittoria in casa dell’Uzbekistan, rivale per la prima posizione, dopo che il Team-Renard è passato in svantaggio per ben due volte. La classe dei giocatori come i due dell’Al-Hilal: Al-Faraj e Al-Dawsari, l’enorme corsa e sacrificio del giovane attaccante dell’Al-Nassr classe 2000 Albirakan (piacevole sorpresa) ed anche un pizzico di fortuna hanno contribuito alla vittoria e remuntada completata.

Nonostante ció bisogna prestare molta attenzione, se si vuole raggiungere un equilibrio da buona squadra e subire meno reti, in quanto i gol, spesso arrivano per ingenuità difensive, linee di passaggio azzardate e dormite generali come in occasione dell’1-0 uzbeko.

 

Qualche giorno dopo la vittoria contro l’Uzbekistan, si è disputata un amichevole contro il Paraguay, per misurare il proprio livello con squadre provenienti da altri ideali e stili di gioco. Gli 11 designati a scendere in campo dal primo minuto sono le cosiddette nuove leve, in quanto metà della squadra sarà impegnata nella finale di ritorno dell’AFC Champions League che si disputerà il 24. Renard non perde tempo quindi di sbizzarrirsi, il solito 4-2-3-1 diventa un 4-3-1-2. I due terzini dell’Al-Hilal, sono stati sostituiti dagli altrettanto talentuosi dell’Al-Nassr.

A centrocampo blocco Al-Ittihad con Al Malki e Al-Bishi.
Esordio anche per il difensore classe ‘99 dell’ Al-Wehda, Hassan Altambakti, alto 183 cm, che fa ben sperare di diventare il prossimo leader difensivo, per coprire le lacune lasciate in questi anni. Il veterano 29enne Yahia Al-Shehri, ex Leganes, ha invece il compito di innescare la giovane coppia offensiva Alhamddan e Albirakan.

Il risultato è stato sorprendente! Scambi nello stretto e grande qualità; è mancata, peró, la finalizzazione. Ci sono state grandi occasioni nel secondo tempo con l’ingresso in campo del talentuoso e rapido classe ‘98 dell’Al-Ittihad Haroune Camara che dribbla tutta la difesa e al momento del tiro si fa peró recuperare, ma stiamo parlando di ingenuità dovute alla mancanza di esperienza; in una situazione analoga Al-Dawsari o Asiri avrebbero punito.

Da sottolineare anche la grande parata di Roberto Fernandez sul tiro di Ali Mukhtar, scuola Chelsea. Grande partita anche da parte del portiere Al-Qarni autore di ottimi salvataggi. I giovani Figli del Deserto sono stati protagonisti di un’ottima partita contro un avversario che è stato in grado di pareggiare col Brasile e sono attualmente sono in testa al girone D delle Asian Qualifiers valido per accedere al mondiale di Qatar 2022.

Gran parte del merito va al neotecnico francese che sta mettendo il suo timbro su un nuovo corso di giocatori formato da under 30 con esperienze europee alle spalle e da giovanissimi interessanti. Tirando le prime somme è una gestione che ha portato un tipo di gioco bello da vedere, pulito e non piú rocambolesco, dove alla corsa si sta pian piano implementando la tecnica. La parabola è ,dunque, crescente; solo ulteriore tempo ci saprà dire se si assesterà anche in campo internazionale oltre che asiatico oppure rimarrà discontinua come solitamente è stata.