L’improbabile altissimo seguito dei top club europei in Cina

Sembra esserci una divergenza notevole tra il numero di tifosi che alcuni dei più grandi club europei dichiarano di avere in estremo oriente, e in particolare in Cina, e il loro dato effettivo. Andiamo a vedere a quali cifre ci riferiamo e di come, secondo noi, sono quasi del tutto infondate.


Tra i club più seguiti nel territorio cinese secondo lo studio ‘The Football industry in China’ (SME Center) troviamo il Real Madrid (con 127 milioni di tifosi), il Manchester United (108), le italiane Inter e Milan (106 a testa), e il Bayern Monaco (90). Cifre molto alte, che di primo acchito potrebbero sembrare anche verosimili, visti i grandi numeri della popolazione cinese, che si attesta sulle circa 1.4 miliardi di persone. Andando un po’ più in profondità, però, ci si accorge come questi dati siano quasi del tutto inverosimili, o almeno (volutamente) male interpretati dagli stessi club.

In un recente articolo del Guardian, Mark Dreyer, giornalista e esperto di economia sportiva cinese, prendendo come esempio il Manchester United, afferma che se davvero quest’ultimo ha più di 100 milioni di seguaci in Cina, allora altri top club europei come Arsenal, Chelsea, Manchester City, Liverpool, Borussia Dortmund, Juventus e PSG (e le già citate Real Madrid, Inter, Milan e Bayern Monaco), dovrebbero viaggiare più o meno sulle stesse cifre.

A questi numeri però, va collegato il fatto che si stima che la popolazione cinese appassionata di calcio è circa un terzo del totale. Secondo il Chinese Soccer Observatory (CSO), infatti, i cinesi che seguono con regolarità lo sport più popolare al mondo sono circa 300 milioni, e nello specifico si tratterebbe di maschi di circa 40 anni, appartenenti alla crescente classe media. Non c’è neanche bisogno di fare un’elementare addizione per capire come spesso le dichiarazioni delle società circa i propri tifosi nella terra del Dragone sembrano essere del tutto inverosimili. Cifre esorbitanti che parrebbero uscire dagli organi di comunicazione per puri fini di marketing e ricerca di sponsorizzazioni.

Secondo Dreyer, questi numeri potrebbero forse avere un significato diverso, e più vicino alla realtà, se invece di ‘fan’ e ‘tifosi’ si parlasse di ‘popolazione raggiunta’, ovvero del numero di persone che discutono e si interessano delle attività e dei risultati di un determinato club. Ma questo significherebbe far rientrare in questa categoria non solo i sostenitori del club, ma anche tutte le altre persone (che possono essere benissimo tifosi di altre squadre) che parlano o si informano circa quel determinato club. Può darsi che un po’ per comodità, e un po’ per la difficoltà di distinguere tra tifosi/non tifosi, le società abbiano deciso così di spingere unicamente sul termine ‘tifosi’, senza troppe specificazioni.

Altri dati che ci aiutano ad indirizzare questi numeri giganteschi verso l’implausibile li ritroviamo nel Red Card 2019, report pubblicato lo scorso gennaio dall’agenzia Mailman Group, i cui risultati hanno portato all’assegnazione dei China Digital Football Awards 2019.

Lo studio dimostra come nel 2018 i più importanti club europei siano andati ad aumentare in maniera significativa la loro presenza nel mondo online cinese, con numeri ancora migliori rispetto al 2017. L’aspetto su cui vogliamo focalizzarci, però, è il fatto che nonostante una penetrazione sempre più importante, destinata a crescere significativamente ancora di molto nei prossimi anni, le cifre dei followers, delle visualizzazioni, e delle persone raggiunte non sono lontanamente paragonabili alle centinaia di milioni di seguaci dichiarati dai club. Ad esempio portiamo i dati relativi a Weibo, piattaforma di microblogging con oltre 400 milioni di utenti attivi: all’interno del sito, i followers relativi ai club europei, in totale, sono 60 milioni; in crescita del 33% (8 milioni) rispetto allo scorso anno, e relativi per il 90% ai primi 15 club del ranking stilato da Red Card 2019 (in cui rientrano tutti i club nominati ad inizio articolo), ma comunque troppo pochi per rendere reali le cifre dichiarate dai club.

In ultima analisi, un altro documento che ci viene in aiuto per smentire ‘la grande bufala’ sono i dati di ascolto di CCTV5 (relativi all’anno 2017), il principale broadcast cinese per la trasmissione degli eventi sportivi. CCTV5 fa parte del più grande network CCTV, l’emittente nazionale cinese, leader del mercato televisivo locale. Nonostante l’emergere di nuovi importanti servizi di live streaming incentrati sullo sport, ed in particolare sul calcio (tra cui troviamo PPTV, di proprietà del Suning Holdings Group), CCTV5 rimane ancora il punto di riferimento nazionale per lo sport.

Dai dati visualizzabili nelle immagini riportate di seguito possiamo vedere come il calcio sia lo sport con la percentuale di trasmissione più alta (si prende ben il 23% delle ore totali di trasmissione), ma malgrado ciò è tra gli sport meno visti (si posiziona ottavo sui 12 sport presi in considerazione). Sebbene il fattore determinante di questo risultato è sicuramente il diverso fuso orario, rimane comunque quasi impensabile che uno sport con questi numeri di rating possa generare circa un miliardo di tifosi appassionati.

Dopo questa trafila di dati, per concludere riprendiamo la domanda da cui parte la riflessione finale dell’articolo di John Duerden del Guardian: le società europee hanno davvero bisogno di gonfiare a questi livelli i numeri del loro seguito? Anno dopo anno il calcio del vecchio continente sta sempre più consolidandosi nel suolo cinese, portando benefici a tutti: dai club ai giocatori, dalle leghe nazionali alle federazioni. E il fenomeno sembra ancora lontano ad una sua conclusione, in quanto i tassi di crescita d’interesse verso i campionati, i giocatori e i club sta crescendo rapidamente e con numeri molto importanti. È stimato infatti che il mercato della terra del Dragone potrebbe divenire nei prossimi anni nove volte più grande di quello tedesco, ad oggi tra i mercati europei più in salute. Visto il bel panorama calcistico che si estende dalla grande muraglia, dunque, anche noi siamo d’accordo con Duerden, quando dice che tutte queste esagerazioni sembrano piuttosto innecessarie, inutili, e forse anche controproducenti.