Storia della Coppa D’Asia (1992-2000): inizia l’era del Giappone

Terzo appuntamento della nostra rubrica Coppe d’Oriente, dove ripercorriamo la storia della Coppa d’Asia: in questo appuntamento ci addentriamo negli anni ’90, con i primi trionfi del Giappone dell’imperatore Kazuyoshi Miura in ambito continentale, in un periodo nel quale i campionati asiatici si sono convertiti al professionismo ed i primi calciatori iniziavano ad affacciarsi al calcio europeo con discreti risultati.

1992: LA PRIMA VOLTA DEL GIAPPONE DI MIURA

Finale: Giappone-Arabia Saudita 1-0 (34′ Takuya Takagi)

Dopo ben 28 anni di dominio da parte delle squadre arabe, la Coppa d’Asia si appresta a cambiare sponda nel continente. Nel 1992 la manifestazione si tenne per la prima volta in Giappone, ad Hiroshima, in un paese che si sarebbe presto affacciato al professionismo calcistico con gli approdi di grandissimi campioni da Europa e Sud America quali Schillaci, Zico e Leonardo. Il Giappone aveva partecipato alla sua prima Asian Cup solamente quattro anni prima, rimediando una magra figura con l’ultimo posto nei gironi.

L’edizione del 1992 vedeva la partecipazione di sole 8 squadre rispetto alle 10 delle manifestazioni passate, suddivide sempre in due gironi. Il Giappone (allenato dall’olandese Hans Ooft, ex tecnico delle giovanili del proprio paese) dell’imperatore Kazuyoshi Miura (in forza al Verdy Kawasaki, ma reduce dall’esperienza in Brasile con il Santos), esordì con un fiacco pareggio a reti bianche con gli Emirati Arabi Uniti, per poi pareggiare in rimonta la seconda partita con la Nord Corea (1-1 gol di Nakayama, ex leggenda del Jubilo Iwata con cui giocherà per 19 anni). La qualificazione per il Giappone si decide all’ultima giornata, con la vittoria sull’Iran targata Miura che segna la rete decisiva all’87’, eliminando così i tre volte campioni d’Asia.

La semifinale per il Giappone è alquanto rocambolesca, contro la Cina: lo spettacolo in campo non manca, e il finale è al cardiopalma: anche questa volta il risultato (3-2 finale) viene deciso negli ultimi minuti (84′) dalla seconda rete nel torneo di Nakayama. La finale pone il Paese del Sol Levante al cospetto dei campioni in carica dell’Arabia Saudita, ma la rete dell’attaccante Takuya Takagi (ex Sanfrecce Hiroshima) pone fine al dominio calcistico dell’ovest asiatico. Alla fine del torneo, Kazuyoshi Miura viene eletto MVP della manifestazione e da li a pochi mesi, sarebbe sbarcato in Serie A al Genoa.

1996: L’ULTIMO ACUTO DELL’ARABIA SAUDITA

Finale: Arabia Saudita-UAE 0-0 (4-2 dcr)

Nell’edizione disputata negli Emirati Arabi Uniti, la Coppa d’Asia si espande a 12 squadre, cambiando formula dopo moltissime edizioni: tre gironi da quattro compagini ciascuno con conseguenti quarti di finale. I campioni in carica del Giappone di Kazuyoshi Miura vincono senza affanni il proprio girone, concludendo il cammino a punteggio pieno (2-1 alla Siria, 4-0 all’Uzbekistan e 1-0 alla Cina). Il gruppo B è quello maggiormente interessante, con i vicecampioni dell’Arabia Saudita che esordiscono con un roboante 6-0 alla Thailandia per poi battere l’Iraq per 1-0 (l’attaccante Fahad Al-Mehallel segna tre reti), per poi essere travolti per 3-0 dall’Iran di un inarrestabile Ali Daei, ai tempi attaccante del club qatariota dell’Al Sadd.

Proprio l’iraniano sarà protagonista assoluto ai quarti di finale nella vittoria per 6-2 sulla Sud Corea, dove segnerà quattro gol oltre a servire un assist. Ancora oggi quella di Al Daei (che successivamente giocherà in Germania con le maglie di Bayern Monaco e Hertha Berlino), è la miglior prestazione individuale in una singola partita della Coppa d’Asia. Con grande sorpresa, il Giappone viene eliminato per 2-0 dal Kuwait con doppietta di Jasem Al-Huwaidi, mentre l’Arabia Saudita trionfa sulla Cina dopo un rocambolesco con 4-3,  grazie ancora al prolifico Al-Mehallel e alla doppietta di Al Thunayan.

In semifinale approdano solo squadre dell’ovest asiatico: i padroni di casa degli Emirati Arabi Uniti battono per 1-0 l’Iraq, mentre l’Arabia Saudita si prende la rivincita sull’Iran, trionfando ai calci di rigore dopo lo 0-0 in 120 minuti. Anche l’atto conclusivo del torneo si decide dal dischetto dopo una partita a reti bianche e l’Arabia Saudita, allenata dal portoghese Nelo Vingada, si laurea campione d’Asia per la terza volta nella sua storia.

Due anni più tardi, ben quattro rappresentative della Asian Football Confederation parteciperanno alla Fifa World Cup in Francia: l’Arabia Saudita, l’Iran, la Sud Corea ed il debuttante Giappone, ma nessuna di queste squadre riuscirà ad andare oltre alla fase a gironi.

2000: IL GIAPPONE SI CONSOLIDA COME LA PRINCIPALE POTENZA CONTINENTALE

Finale: Giappone-Arabia Saudita 1-0 (30′ Shigeyoshi Mochizuki)

Con la consolidazione del professionismo in Asia, quella del ‘2000 in Libano si pone come la prima Coppa con giocatori provenienti dai campionati europei: l’Iran è la squadra con più giocatori non militanti nel campionato locale, quali il già citato Al Daei (Hertha Berlino), mentre Mhadavikia e Vahid militano all’Amburgo. La Cina si presenta ai nastri di partenza con Ma Mingyu, reduce dalla sfortunata esperienza al Perugia, oltre a Fan Zhiyi (Crystal Palace) e Yang Chen (Eintracht), che a differenza di Ma, si son fatti valere in Europa. Molti coreani militano nel campionato giapponese (fra cui Park Ji Sung, ex leggenda del Manchester United), mentre l’unico proveniente dall’Europa è Seol Ki-hyeon (in forza ai belgi del Royal Antwerps). L’unico giapponese che invece non proviene dal campionato locale è il centrocampista Hiroshi Nanami, che militava in Italia, nel Venezia. Di quel Giappone facevano parte anche Nakamura (Reggina dal 222 al 2005), Yanagisawa (Messina e Sampdoria fra il 2002 e il 2005) e Junichi Inamoto.

Sono molti anche i tecnici stranieri ingaggiati dalle varie rappresentative nazionali, consolidando un trend iniziati negli anni’90: la Cina è guidata dal serbo Bora Milutinovic, il Giappone dal francese Philippe Troussier, e la maggior parte dei CT vengono dall’est Europa fra Croazia, Jugoslavia e Repubblica Ceca. Vi è anche un inglese, Peter Withe, alla guida della Thailandia.

Il punto focale del torneo è la sfida fra le vincitrici delle ultime due edizioni della Coppa d’Asia, Giappone e Arabia Saudita, che si affrontano nella sfida inaugurale del gruppo C e nell’atto conclusivo, come nel 1992. In entrambe le occasioni sono i nipponici a prevalere: nella fase a gironi i Blue Samurai trionfano con un netto 4-1, mentre in finale giunge una vittoria di misura (1-0) a firma del centrocampista del Nagoya Grampus, Shigeyoshi Mochizuki.

Il Giappone dominò letteralmente quell’edizione della Coppa d’Asia con risultati incredibili, come l’8-1 all’Uzbekistan (fase a gironi), il 4-1 al Qatar ed un rocambolesco 3-2 in rimonta alla Cina in semifinale. Negli anni ’90 il Giappone si era consolidato come potenza nel continente asiatico, il primo step per manifestarsi come rivale credibile anche nelle manifestazioni Mondiali, come succederà di li a due anni, nel mondiale ospitato con la Sud Corea.