China Files: la Diplomazia degli Stadi

n occasione del recente Forum sulla cooperazione Cina-Africa, il dragone ha promesso investimenti per oltre 60 miliardi di dollari per promuovere lo sviluppo del continente africano, oltre alla cancellazione dei debiti dei paesi più poveri. Una parte significativa degli investimenti nel continente africano è quella relativa alle infrastrutture sportive. La Cina, dal 1958 ad oggi, ha costruito in Africa e non solo (America Latina, Asia, Caraibi e Sud del Pacifico) oltre cento impianti sportivi, per la maggior parte dedicati al calcio.

Le aziende cinesi hanno iniziato a costruire stadi in Africa nella decade che va dal 1970 al 1980. Dopo una parentesi di calma piatta, nel nuovo millennio la Cina ha ripreso a costruire, concludendo oltre cinquanta impianti in Africa, e finanziando i grandi eventi continentali, in particolar modo le Coppe d’Africa di calcio. Il trend non accenna ad arrestarsi, tanto da far parlare di Stadium Diplomacy.

Il motivo di un simile intreccio tra sport e investimenti è prettamente politico. La Cina trova in Africa un inesauribile fonte di approvvigionamento di materie prime di cui ha disperatamente bisogno. A differenza di quanto fatto nel corso della storia dai paesi occidentali, la terra di mezzo ha però scelto di instaurare un rapporto il più armonioso possibile con i paesi africani, focalizzandosi non solo su quelli che sono i benefici portati dagli scambi commerciali, ma esportando anche la propria cultura, con l’apertura degli Istituti Confucio. In quest’ottica di soft power si inserisce anche la promozione dello sport, fattore a cui l’opinione pubblica sia in Africa sia in Cina è molto sensibile.

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