Green Invasion: a Pechino esiste solo il Beijing Guoan

A volte ci si ritrova a fare scelte davvero inaspettate nlla vita, come qualle di potersi identificare e appassionarsi in un club di calcio a migliaia di chilomtri di distanza dallapropria terra natale. Ma questo è successo a Pechino con il Beijing Guoan, che nonostante la sconfitta nell’ultimo turno, ha dimostrato grazie alla sua tifoseria, di essere un vettore di grande amore calcistico.

Lo scorso 18 agosto si è disputato il derby di ritorno di Pechino valido per la diciannovesima giornata della Chinese Super League. Nel turno d’andata il Beijing Guoan si era imposto in casa al Worker’s Stadium con un netto 4-0 (leggi qui), in quella che era stata la mia prima esperienza in curva con la Royal Army.

Il derby in casa del Renhe si è disputato al Fengtai Stadium, che come vi avevamo descritto nei mesi scorsi, rimane tutt’ora il peggior contesto culturale e d’immagine dell’intera Chinese Super League (leggi qui). La partita rappresentava un’occasione speciale per il gruppo ultras della Royal Army, in quanto esso è nato proprio a Fengtai nel 2005, quando il Guoan era stato costretto a lasciare il Worker’s Stadium per i lavori di ristrutturazione in vista delle Olimpiadi.

Si è trattato della mia prima trasferta assieme alla Curva del Guoan, ma al Fengtai Stadium era come giocare in casa. Non appena usciti dalla metro (dopo un’estenuante viaggio da oltre un’ora), di fronte i cancelli dello stadio mi sono ritrovato circondato da maglie verdi del Guoan, nessuna traccia invece dei tifosi del Renhe.

Una volta dentro, ho osservato gli spalti riempirsi completamente, ma erano presenti in stragrande maggioranza i tifosi del Beijing Guoan, che hanno invaso tutto lo stadio, rendendolo verde. Ai supporters del Renhe, che doveva essere la squadra di casa, era stato riservato un piccolo spazio nella tribuna centrale. Secondo i dati riportati da Transfermarkt China ad assistere al match erano presenti 27.000 persone, ma almeno 22.000 erano del Guoan. Addirittura ci è stato riferito, da chi era nei pressi della sezione del Renhe, che venivano distribuite alcune maglie fake ancora impacchettate a quelle persone che erano vestite in maniera casual, nel vano tentativo di aumentare la presenza arancione sugli spalti.

Il Beijing Renhe ha il poco onorevole titolo di Ranger Dogs, in quanto nel corso della sua storia, dal 1995 ad oggi, ha cambiato ben quattro città e solo da tre anni si trova a Pechino, dove non ha mai costruito (ne ha mai mostrato l’interesse nel farlo) una fan base che si possa definire tale. Se da una parte dunque abbiamo un club con una storia bistratta e senza un’identità, dall’altra parte, il Guoan, rappresenta la vera anima del calcio nella capitale cinese con un profondo radicamento culturale.

Il risultato del match non è stato clemente con il Guoan, completamente sovrastato dagli avversari, ma sugli spalti il Renhe ha fatto una figuraccia, con lo stadio invaso da una marea verde che ha cantato e supportato la squadra fino alla fine nonostante la sconfitta. Quasi commovente il momento successivo al fischio finale, con i giocatori del Guoan che sono venuti sotto la curva a prendersi gli applausi con il capitano Renato Augusto che ha cantato assieme ai tifosi. Ora e per sempre: “Guoan! Guoan! Beijing Guoan!”

Fuori dallo stadio solo maglie del Guoan
Beijing Renhe: una squadra senza identità
Lanterna Verde a fianco del Guoan
Lo Stadio inizia a riemprisi
Banner della Sezione Lotta Fino alla Morte
Green Invasion
Only Guoan Rep. Beijing
In trasferta nel proprio stadio
I saluti finali