Riuscirà la Cina a diventare una superpotenza calcistica?

L’articolo, pubblicato su The Conversation poco più di un mese fa, riporta al centro la questione della sostenibilità dello sviluppo calcistico cinese nel prossimo futuro. Alla domanda “riuscirà la Cina a diventare una superpotenza calcistica” abbiamo cercato di dare anche noi risposte in passato. Questo nuovo articolo firmato da Mary Gallagher, professore di Scienze Politiche all’Università del Michigan, ci permette di ritornare sull’argomento. 

L’articolo originale in lingua inglese:

https://theconversation.com/china-cannot-spend-its-way-to-soccer-greatness-98540

L’articolo tradotto in lingua italiana, disponibile su Business Insider Italia.

Il commento di Calcio8Cina

I dati di fatto: Xi Jinping ha, de facto, introdotto e posto il tema calcio al centro de Il sogno cinese senza chiedere il parere o l’autorizzazione di nessuno, senza se e senza ma. Il fatto che la sua leadership al momento non è in discussione, anzi, risulti rafforzata sia sul piano interno che internazionale, è un ulteriore fattore che contribuisce a confermare l’idea che il piano cinese del calcio verrà ulteriormente battuto nei prossimi anni. 

Occorre certamente dire che la tradizione calcistica cinese è stata, senza dubbio, fallimentare per quasi tutto il corso della sua storia, anche se, ad indagare bene, non a causa propria. E’ successo in passato per almeno tre volte:

  • alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando la guerra civile tra i nazionalisti del Guomingdang (中国国民党, Zhōngguó Guómíndǎng) e i comunisti del PCC mise fine ad ogni sogno calcistico cinese,
  • all’inizio degli anni Cinquanta, quando l’intera macchina sportiva cinese si arrestò, a causa delle distorte direttive politiche (stiamo ovviamente parlando del Grande Balzo in Avanti)
  • negli anni Sessanta, quando, ancora una volta, su indicazione del vertice della piramide gerarchica cinese, Mao Zedong proclamò l’inizio della Rivoluzione Culturale Proletaria, ultimo atto politico che fece piombare l’universo sportivo cinese nel baratro per quasi dieci anni.

A ben vedere, dunque, una tradizione calcistica perdente, che però andrebbe contestualizzata più in dettaglio per comprendere i motivi all’origine dei fallimenti, come questo ritorno del calcio al centro dell’agenda politica.

Questo processo di emanare direttive che poi dall’alto ricadono a pioggia sull’intero sistema politico-organizzativo cinese, sono una prassi in Cina: quando il nucleo del Politburo (il massimo organo centrale del Partito-Stato cinese) indica la direzione, sta alle diverse entità locali la responsabilità di adeguarsi, mettere in pratica e realizzare l’obiettivo prefissato.  Succede oggi per il calcio, come in passato accadde per agricoltura, scienza e tecnologia, industria e difesa nazionale (le 4 modernizzazioni, 四个现代化sì gè xiàn dài huà) alla fine degli anni Settanta sotto l’egida di Deng Xiaoping. In questo caso, il mondo del pallone, essendo un segmento molto specifico di un settore, quello terziario, in fortissima crescita ed evoluzione, è probabile che faccia ritardare un po’ i sogni di gloria del primo tifoso cinese di calcio, ma a Zhongnanhai (中南海, Zhōngnánhǎi), l’obiettivo non è di vincere un mondiale come spesso viene erroneamente proclamato dalla stampa occidentale, bensì quello di gareggiare alla pari con le altre nazioni.

La logica alla base della speranza di Xi sembra essere la seguente: se il popolo cinese riuscirà ad avere successo in quello che al momento è uno dei suoi più disastrosi e imbarazzanti campi di applicazione, che cos’altro non riuscirà ad ottenere?*

La storia sportiva cinese: lo sport come baluardo della cinesità

La storia sportiva della Cina è già ricca di esempi in cui lo sport è stato elevato a baluardo dell’unità sinica nei confronti del mondo esterno:

  • durante il periodo repubblicano di Sun Yatsen, quando il calcio fu selezionato per essere lo sport del riscatto nazionale nei confronti dell’odiato nemico nipponico,
  • all’inizio degli anni Settanta, con l’ultima trovata di Mao Zedong, primo promotore della diplomazia del ping-pong. Se in quel momento era prioritario mettere in risalto uno sport propriamente cinese, adesso la priorità è cambiata. La Cina è un attore globale. Il calcio è lo sport globale per eccellenza, ecco perché la Cina è chiamata a competere e ben figurare anche sul prato verde di calcio.

I problemi dello sviluppo calcistico cinese: partire dai bambini (从娃娃抓起)

Nella Cina antica non esisteva lo sport, non almeno nel senso moderno di sfida dell’uomo ai propri limiti. Esisteva però, molto più che altrove, una grande considerazione per il corpo e per la sua educazione. Esistevano per questo pratiche di educazione psicofisica e spirituale, che però erano ben lontane dalla concezione occidentale dello sport che stava dilagando in Europa con la nascita degli Stati-nazione. Tale distanza di vedute è riconducibile ed evidente considerando il fatto che nella Grecia classica l’immortalità consisteva nella gloria conquistata sul campo di battaglia o nella vittoria atletica alle gare di Olimpia mentre in Cina essa risiedeva nell’equilibrio e nella misura più che nello sforzo estremo, nel diminuirsi più che nel primeggiare.*

Come diretta conseguenza di questa impostazione, l’uomo cinese era disabituato all’azione, fisicamente timido, colto e melanconico che passava il tempo libero a comporre poesie. La figura del letterato-funzionario, impedito nei movimenti dalle lunghe vesti e con il codino, che le potenze occidentali si trovarono di fronte al loro arrivo in Cina, non avrebbe potuto in alcun modo competere con la supremazia fisica degli europei. Questa era l’immagine del cinese vincente per i valori del tempo: un’ideale di mascolinità tutta ritirata nel rango sociale, in netta contrapposizione con il prototipo del mercante europeo che venne a bussare alla porta del Celeste impero.

Detto questo, i tempi e le modalità con cui i desideri di Xi si realizzeranno saranno influenzati in maniera decisiva non tanto da quante stelle i club calcistici cinesi riusciranno a portare in patria, ma da quanto l’intera macchina promozionale cinese riuscirà a cambiare la percezione dello sport agli occhi della società stessa.

In primis le famiglie, primo grande ostacolo alla pratica sportiva giovanile.

(non è un caso la campagna in vignette del Ministero dell’Educazione cinese di qualche anno fa visibile al link http://old.moe.gov.cn/publicfiles/business/htmlfiles/moe/s8749/201506/189487.html

Per dirla in parole povere, oggi come in passato, fare sport significa sottrarre tempo alla scuola, che è il vero banco di prova della gioventù cinese. Non solo dato che la politica del figlio unico (solo recentemente allentata) ha prodotto una generazione di “piccoli imperatori”: figli viziati poiché il centro dell’attenzione di ben 6 persone ( il cosiddetto 4:2:1 ovvero  4 nonni e 2 genitori che si prendono cura di un solo figlio) altro non è che baobao (宝宝, bǎobǎo, letteralente “tesoro” ma che è anche diventato il vezzeggiativo di “figlio”) a cui dedicarsi, diventando di conseguenza il vero e proprio imperatore del nucleo famigliare. Allo stesso tempo va sottolineato come le conseguenze negative del 4:2:1 non siano una novità ed assumano anche forme diverse:

L’invecchiamento della popolazione sta incidendo in maniera significativa sull’intero sistema, con implicazioni socio-economiche negative e non poche tensioni. Il sistema di previdenza sociale è sotto pressione già dall’inizio del 2009, per soddisfare le necessità dei cittadini. Questo spiega il motivo per cui rimane diffusa la forma più tradizionale di assicurazione per la vecchiaia, ovvero fare affidamento sui propri figli. La prima generazione di figli univi, i cui genitori andranno in pensione fra circa dieci anni, si sta facendo carico di affrontare il peso fiscale di due genitori e quattro nonni. *

Allo stesso tempo le scuole, oggi preoccupate e mettere su traballanti squadre di calcio perché obbligate, dovrebbero concentrarsi sulla promozione del calcio come elemento di crescita per i propri studenti e come grimaldello per l’internazionalizzazione dei propri istituti.

Bibliografia

M.BAGOZZI, A. BISCEGLIA, Storia del calcio cinese. Dallo origini ai giorni nostri, Bradipolibri Edizioni, Torino, 2017

*P. ANGELINI, G. MAMONE, Il podio celeste. Storia dell’educazione fisica e dello sport in Cina, Stampa Alternativa, Viterbo, 2008,

*CINA – SCENARI E PROSPETTIVE PER LE IMPRESE, RAPPORTO ANNUALE CeSIF – EDIZIONE 2018, Fondazione Italia Cina& CeSIF