La delirante proposta del Ministro dello sport cinese che potrebbe portare alla morte della Chinese Super League

Parlando di calcio cinese, spesso siamo critici. In questi anni non ci siamo fatti scrupoli a parlar male delle varie deleterie riforme che sono state approvate, su tutte la riduzione dei giocatori stranieri in rosa o le regole sugli U23 (che hanno portato ad una riduzione degli introiti da diritti Tv), oltre al delirante divieto per i giocatori della nazionale di esporre i tatuaggi quando vestono la maglia del Team Dragon. Eppure, scava Lazzaro scava, non c’è fine al peggio: il Ministro dello Sport cinese, Gou Zhongwen (presidente anche del comitato olimpico) se ne è uscito da qualche mese con una proposta deleteria, ribadita fortemente in settimana che potrebbe mettere una pietra tombale sulla Chinese Super League. Ovvero quella di introdurre la squadra nazionale allenata da Marcello Lippi nel massimo campionato cinese.

Di che cosa si tratterebbe

Di seguito ecco le linee guida dettate dal Ministro dello Sport alla Chinese Football Association

Il programma della partecipazione della nazionale cinese in CSL:
1. La nazionale cinese partecipa in campionato da due team (A e B);
2. I club che giocano con la nazionale non possono usare giocatori stranieri;
3. I convocati delle due squadre nazionali rinnovano la lista ogni 5 turni, ogni giocatore convocato dalla nazionale può guadagnare 1 punto per il proprio club (al massimo 6 punti guadagnati in 5 turni);
4. Al più presto questa politica potrebbe essere applicata nella stagione 2019. Per aiutare i club a adattarsi alla nuova struttura, saranno cancellati le retrocessioni e le promozioni nella stagione 2019.

Quali conseguenze

In questo modo si potrebbe parlare di un vero e proprio campionato? Immaginiamo che la squadra nazionale non rientrerà nella classifica finale (non potrà accumulare punti), ma che significa che una squadra riceve punti in classifica per i giocatori che conferisce alla nazionale? Si creerebbe un sistema nel quale il Guangzhou Evergrande e lo Shanghai Sipg in seconda battuta si ritroverebbero ad accumulare punti in campionato gratuitamente a discapito delle concorrenti? Questo rappresenta un sistema assolutamente delirante che porterà alla morte della Chinese Super League.

Inoltre, nelle varie nazionali, non potranno militare giocatori stranieri. Davvero Gou Zhongwen pensa di migliorare così i propri giocatori? In un calcio sempre più globalizzato chi si chiude in se stesso è destinato al declino. Le dimostrazioni recenti sono date dal calcio turco e russo (per quest’ultimi tralasciamo l’exploit nel recente mondiale), oppure, andando più indietro nel tempo, come avevamo analizzato alcuni mesi fa, l’Italia post 1966 dopo che chiuse le frontiere agli stranieri.

E’ chiaro che i giocatori cinesi possono solo che migliorare al fianco di colleghi stranieri che vantano un’esperienza internazionale di un certo spessore. Già lo scorso anno, quando si è passati da quattro a tre giocatori cinesi in campo, molti allenatori hanno rinunciato al centrale difensivo non cinese e questo ha portato ad un peggioramento sostanziale delle retroguardie con molti più gol segnati e nessuna compagine che ha subito meno gol che partite disputate.

Se questa direttiva dovesse passare che farà la Fifa? La massima organizzazione del calcio mondiale ha già chiuso un occhio quando la General Sports Administration a inizio 2017 ha attuato la riduzione degli stranieri nel bel mezzo della sessione di calciomercato invernale. Trattasi di interferenza del governo negli affari federali che da legge è punibile con l’esclusione da tutte le competizioni internazionali per club e nazionali come è successo in tempi recenti a Indonesia e Pakistan.

Se il disegno di Guo Zhongwen dovesse realizzarsi la Fifa farà ancora finta di niente? Dopotutto l’organizzazione con a capo Gianni Infantino, è sostenuta dagli sponsor cinesi che l’hanno fatta da padrone a Russia 2018. Quindi, molto probabilmente, si chiuderà anche l’altro occhio in questa deleteria circostanza. Dopotutto è globalmente risaputo che la giustizia guarda al potere e non alla parità di trattamento.

Chi è il ministro dello sport?

Il problema del calcio cinese è dato dal fatto che è gestito principalmente da persone che non hanno un background nel mondo dello sport. Gou Zhongwen è un politico laureato in ingegneria e questo sarebbe sufficiente a capire come il suo curriculum sia totalmente inadeguato a ricoprire questa carica istituzionale. Quando si parla di calcio in Cina, non si parla di sport, bensì di politica. Dal Ministero dello Sport, alla Chinese Football Association, fino alle Federazioni Locali, il calcio è lasciato in mano a politicanti che non hanno idea di quello che stanno facendo.

Su twitter, il sito cinese Titan Sports, ha definito l’intera operazione come ridicola (a ragion veduta), sostenendo come queste pressioni derivino da autorità che hanno potere ma non conoscono nulla di calcio.

Il precedente storico

Il calcio cinese non sarebbe nuovo a questa pratica, già messa in pratica, con modalità differenti negli anni ’60.

Nel 1960 il governo decise di raccogliere attorno la propria squadra i giocatori della nazionale, con la formazione del Beijing Sport Institute, questo status non gli permise di concorrere al titolo nazionale (nonostante i primi posti nelle edizioni del ’60 e del ’63), compito che spettava alla squadra giovanile che mise in bacheca un altro trofeo nel 1963.

Non sappiamo se questa mossa ebbe o meno delle ripercussioni positive o meno, in quanto la Cina disputò le qualificazioni al Mondiale del 1958 venendo sconfitta malamente dall’Indonesia, prima di uscire dalla Fifa. Inoltre, nel 1966 i campionati furono sospesi per l’inizio della Rivoluzione Culturale indetta da Mao.

Negli anni ’60 la Cina partecipò ai GANEFO (le Olimpiadi degli stati ribelli e terzomondisti). Nel torneo calcistico del 1963 il team Dragon perse ai quarti di finale contro una rappresentativa universitaria dell’Uruguay, mentre nel 1966 giunse seconda nel girone unico del torneo alle spalle della Nord Corea.

No alla droga

Recentemente a Pechino, nella zona meridionale della città, nelle fermate degli autobus vi sono cartelli che raffigurano giocatori del Beijing Renhe per una campagna di sensibilizzazione contro la droga. Possiamo considerarlo un messaggio subliminale rivolto alle autorità sportive cinesi?