Divieto ai tatuaggi e vita notturna: le contraddizioni made in China

La partita della Cina contro il Galles che si è svolta in settimana non è stata ridicola solamente per il punteggio tennistico con la quale si è conclusa. Il particolare più sconcertante del match è stato dato dal fatto che i giocatori della nazionale cinese hanno dovuto coprire i propri tatuaggi, in quanto censurati.

Negli ultimi mesi le autorità televisive e della censura cinese hanno emanato delle direttive secondo le quali in televisione non possono apparire personaggi con tatuaggi in vista, oppure ‘eticamente scomodi’. Per questo motivo a risentirne maggiormente è stato l’hip pop cinese, molto in voga fra i giovani, ma definita una cultura decadente. L’intento del presidente cinese Xi Jinping infatti è quello di rendere l’industria dell’entertainment una propagazione ‘di valori socialisti in modo vivido e brillante.’

Dallo scorso gennaio, secondo quanto stabilito dalla State Administration of Press, dalle trasmissioni televisive sono state messe messe al bando le star dello spettacolo tatuate e i musicisti hip pop, in quanto non allineati con le nuove direttive del partito e del ‘politically correct cinese’, il quale scopo è quello di uniformare il pensiero della popolazione.

Che il divieto ai tatuaggi sia giunto anche nel mondo del calcio possiamo già definirlo come l’episodio più ridicolo della stagione 2018 in Cina. In queste ultime ore si sta discutendo anche dell’assenza di Zhang Linpeng in nazionale: il difensore del Guangzhou Evergrande è il giocatore più tatuato di Cina, dal collo fino alle mani e alcune parti sono impossibili da coprire, praticamente Zhang dovrebbe giocare mummificato. La Chinese Football Association ha giustificato la sua assenza dalla nazionale con un infortunio, ma sarà vero?

In un paese che sta cercando di aprirsi sempre di più al mondo e di prendersi la leadership globale, nel settore sportivo è stato emanato un provvedimento degno di un paese dalla mentalità estremamente chiusa e retrograda. Sembra di stare in un paese islamico nel quale le donne sono costrette a giocare coperte, oppure peggio, nella Cina i Mao durante la Rivoluzione Culturale, il periodo più buio e sofferto nella storia della Terra di Mezzo. Quello che conta è solamente l’apparenza.

Il vero volto di Pechino (la città dove mi trovo ora) è molto differente e in totale contraddizione con quello che vi ho raccontato fino ad ora. Se la Tv cinese vuole promuovere certi valori etici e morali, la vita notturna nella capitale e nelle altri grandi città è il suo completo opposto.

Qua a Pechino, nel quartiere di Sanlitum, proprio a due passi dallo Stadio del Lavoratori, è pieno di locali e discoteche dove cinesi e stranieri si muovo a ritmo di musica tutta la notte fino alle prime luci dell’alba fra fiumi di alcol che viene fornito gratuitamente dal locale. La musica è estremamente chiassosa, accompagnata dalle esibizioni di ballerine straniere, perlopiù russe, e da spettacoli davvero bizzarri quando il cinese al tavolo si prende la bottiglia da qualche migliaio di yuan.

Non vi sono valori socialisti, ma solamente divertimento, eccessi… e magari qualche sostanza illegale (diffidate da chi vi dice che in Cina non gira droga). Questo è uno dei tanti volti della Cina e non è assolutamente marginale, nella speranza che non lo censurino.