La FIFA annuncia il mondiale a 48 squadre dal 2026: più democrazia o più voti per Infantino?

10 Gennaio 2017: una data storica per il calcio mondiale. La FIFA, nella giornata di ieri, ha ufficialmente reso nota la decisione di allargare da 32 a 48 squadre la fase finale dei Mondiali di calcio, a partire dall’edizione 2026.

Come sarà strutturato il mondiale a 48 squadre?

La formula del nuovo Mondiale a 48 squadre prevede 16 gironi con tre squadre ciascuno. Per ogni girone si qualificheranno alla fase ad eliminazione diretta le prime due squadre. Nella stesura del calendario si terrà conto del ranking FIFA, infatti, per evitare facili “biscotti“, la squadra con la miglior posizione giocherà le prime due partite. Per i sedicesimi e gli ottavi di finale è prevista inoltre l’abolizione dei tempi supplementari, in caso di parità al termine dei 90′ regolamentari si andrà direttamente ai calci di rigore. In totale saranno disputate 80 partite nel corso dell’intera manifestazione, contro le attuali 39. Il nuovo format però manterrà anche delle peculiarità attuali importanti, come il numero di giorni in cui sarà disputata la competizione, sempre trentadue; e il numero massimo di partite disputate da chi arriverà fino in fondo, sette (non più 3+4, ma 2+5).

Format del mondiale a 48 squadre con 16 gironi da 3 squadre e fase ad eliminazione diretta con un turno in più
Format del Mondiale a 48

Quali motivazioni hanno portato all’allargamento?

“Sedici squadre supplementari avranno l’occasione di partecipare alla Coppa del Mondo. Niente aiuta di più un movimento calcistico nazionale che la prospettiva di poter partecipare ad un Mondiale. Siamo nel 21esimo secolo, il calcio non è più prerogativa esclusiva di Europa e Sudamerica. Il calcio è un bene globale.”

Gianni Infantino, Presidente FIFA

Come si evince molto chiaramente dalle parole di Infantino, la motivazione più importante, alla base dell’allargamento a 48, è quello di offrire anche a federazioni minori la possibilità di poter partecipare ad una Coppa del Mondo. Tuttavia, non va assolutamente sottovalutato l’aspetto economico. Secondo uno studio promosso dalla stessa FIFA, il mondiale a 48 squadre garantirà introiti totali per 605 milioni di Euro.

Quanti posti per continente?

E qui arriviamo al punto focale del nostro discorso, quante squadre si qualificheranno alla fase finale per ogni continente? Attualmente la formula a 32 prevede questa spartizione: Asia (4,5), Africa (5), Europa (13), Nord America (3,5), Oceania (0,5), Sudamerica (4,5), ricordando che la quinta asiatica spareggia contro la quarta nordamerica e la squadra dell’Oceania spareggia contro la quinta sudamericana.

Con la nuova formula a 48 squadre, che prevede 16 qualificate in più, la spartizione verrà così effettuata: Asia (8,5), Africa (9,5), Europa (16), Nord America (6,5), Sudamerica (6,5), Oceania (1). L’allargamento è chiaramente a favore delle confederazioni minori: Europa e Sudamerica guadagneranno solamente 5 posti su 16, a scapito degli 11 slot aggiuntivi per le altre confederazioni (Asia, Africa, Nord America ed Oceania).

In particolare è bene evidenziare come Asia ed Africa guadagnino quasi 9 slot aggiuntivi per le loro nazionali. Se da una parte, specialmente per l’Africa, si può leggere questa scelta come uno scambio di favori politici, dall’altro, quando parliamo di Asia, la scelta è stata chiaramente dettata da due fattori: il forte sviluppo che sta avendo il movimento calcistico nel continente asiatico ma soprattutto il potenziale pubblico che verrà maggiormente coinvolto grazie a tale allargamento, e di conseguenza, sponsor, investimenti e ritorni economici.

Scelta giusta o sbagliata?

Qui si entra molto nel campo delle preferenze personali, sicuramente un maggior numero di squadre coinvolte porterà un aumento del valore economico della competizione e probabilmente una maggior visibilità a livello mondiale della manifestazione stessa. Di contro però non si può non pensare ad un abbassamento della qualità media delle squadre partecipanti, con partite che potrebbero risultare più scontate del previsto con conseguente disaffezione del pubblico (europeo), specialmente per la fase a gironi, dove fare lo scalpo a qualche big sarà estremamente complicato (ricordiamoci sempre che ne passeranno due su tre).

Da una parte si vuole andare nella direzione di coinvolgere le federazioni emergenti, relativi spettatori, realtà e sopratutto voti e consensi per il residente Infantino. Si procede sulla linea di una Champions League maggiormente allargata voluta negli anni scorsi da Platini, che ha decisamente impoverito la competizione stessa con l’ingresso di squadre di nazioni che poco o nulla hanno a che fare con un calcio iper competitivo allo scopo di accappararsi voti e rafforzare la propria posizione. Il livello qualitativo si è abbassato notevolmente anche nell’ultima edizione di Euro 2016, dove si è assistito a partite al limite della noia assoluta.

Allargare le competizioni a squadre o nazioni di fascia minore è solo una scelta politica per rafforzare le posizioni degli attuali presidenti. Ma è veramente questo quel di cui il calcio ha bisogno? Se una competizione emergente come la AFC Champions League avrebbe bisogno di estendersi ad altre nazioni come India, Malesia, Indonesia e Vietnam, sia per una crescita economica della manifestazione, sia per coinvolgere queste nazioni ad un calcio di più alto livello per renderlo più competitivo nel lungo periodo; al contrario un Europeo, una Uefa Champions League o un mondiale sono assolutamente su un altro livello e in tal senso vi sarebbe bisogno di meno democrazia e più competitività