Xinjiang-Calcio di Frontiera: “Le montagne sono alte, l’imperatore è lontano”

Il più grande talento della Cina calcistica fra dieci anni si chiamerà Zhang oppure Mohammed? Proverrà dalla capitale oppure dalla terra di frontiera dello Xinjiang? Lo sviluppo del calcio cinese non può che dipendere dalla crescita delle regioni più remote, perché è proprio qui che il talento e l’estro possono svilupparsi più facilmente, sfruttando le ampie praterie, i deserti, a differenza degli ambienti scolastici e la totale assenza di campi da calcio e spazi nelle grandi città.

Assieme allo Yunnan (cha Blog Calcio Cina ha già analizzato) e la Mongolia Interna, lo Xinjiang rappresenta una frontiera estremamente interessante per la nascita dell’evento calcistico, come sottolineano i recenti risultati delle scuole calcio giovanili non solo a livello nazionale, ma anche continentale. Al momento in nazionale non vi sono calciatori provenienti da questa terra, ancora relativamente povera di infrastrutture ed opportunità, con notevoli problematiche sociali, ma con la giusta programmazione, può rappresentare il maggior serbatoio di talenti per l’obiettivo 2050.

LA TERRA DEGLI UIGURI

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Non si può considerare la Cina come una nazione omogenea, è un sistema, un continente a se stante, estremamente ricco di sfumature, le quali aumentano mano a  mano che ci si sposta verso ovest. La Regione Autonoma Nord Occidentale dello Xinjiang è qualcosa di completamente diverso dalla Cina ben impressa nel nostro immaginario collettivo. Qui la maggior parte della popolazione non è cinese Han, bensì uigura, un etnia turcofona di matrice islamica.

Lo Xinjiang, assieme al Tibet e alla Mongolia Interna è fra le province più grande della Cina, ma qui risiedono solamente 25 milioni di persone, una piccolissima percentuale dell’intera popolazione cinese, eppure rappresenta un territorio chiave nell’economia di Pechino, in quanto il territorio è ricchissimo di petrolio e materie prime, e il Governo Centrale, attraverso la campagna “Go West”, atta a rivitalizzare le economie delle province occidentali, ha fatto si che le ricchezze dello Xinjiang siano controllate dai cinesi Han, con la conseguenza che si crea una vera e propria stratificazione sociale, che ha portato nel corso della storia a gravi tensioni.

La terra di Urumqi è sempre stata vista dagli imperatori cinesi come una zona di frontiera, nella quale stanziavano gli eserciti delle varie dinastie per fronteggiare le avanzate dei mongoli. Uno dei detti popolari infatti recita “Le montagne sono alte, l’imperatore è lontano”. Dopo la caduta della dinastia Qing e un periodo di forti tensioni nei primi decenni del ‘900, lo Xinjiang, sotto pressione russa, tentò per due volte di staccarsi dalla Cina, in corrispondenza dell’invasione giapponese (1931) e della Guerra Civile (1944-1949).

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Nel 1955 lo Xinjiang fu proclamato Regione Autonoma e questo fatto fu visto come una forzatura, e nel tempo si sono create correnti che mirano all’indipendenza, fra cui l’East Turkestan Islamic Movement, responsabile di numerosi attacchi terroristici, non ultimi quelli del 2013 a Piazza Tienanmen, dove una macchina ha sfondato la recinzione uccidendo 5 persone, e nel 2014 a Kunming, nella capitale della provincia sud orientale dello Yunnan, dove otto uomini armati di coltelli si sono scagliati contro la folla, compiendo in pochi minuti un massacro: 33 morti e 143 feriti.

Se da una parte lo Xinjiang è estremamente prezioso per le risorse primarie, dall’altro rappresenta un grave problema sociale. La tattica della Cina è quella di aumentare gradualmente l’influenza Han nella regione, e limitare la religione islamica, in quanto qualsiasi forma di istituzione religiosa secondo il PCC rappresenta un ostacolo al progresso. Non è un caso infatti che lo Xinjiang sia una delle province con gli stipendi medi più alti della Cina: un’ondata di benessere può spazzare via l’estremismo islamico.. e la religione. In tal senso sta cambiando anche l’approccio del governo di Pechino, in particolar modo dopo che il governo ha soppresso nel sangue la protesta del 5 luglio del 2009, causando 197 morti e oltre 1000 feriti.

DA HUBEI HUAKAIER A XINJIANG TIANSHAN LEOPARD

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La squadra professionistica della regione si situa nella capitale, a Urumqi e porta il nome di Xinjiang Tianshan Leopard FC, che richiama il grande sistema montuoso dell’Asia Centrale. Tianshan significa “Montagne Celesti”. La vetta più alta è a 6995 m, il Khan Tangiri e si estendono per quattro stati: Cina, Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan.

Le origini dei Leopardi di Xinjiang sono però ben lontane dall’ombra delle Montagne Celesti. Il club è stato fondato nel dicembre del 2011 nella provincia centrale dell’Hubei, per mano della China-Kyle Special Steel Co., Ltd e l’anno successivo hanno partecipato al loro primo campionato nella China League Two, perdendo la finale del campionato contro il Guizhou Zhicheng (nel 2016 promosso in Chinese Super League). Un secondo posto che ha permesso comunque all’allora Hubei Huakaier di guadagnarsi l’accesso alla China League One.

Alla prima stagione nella seconda divisione il club riesce a salvarsi, a discapito degli ingenti problemi economici. Il presidente Li Jun alla fine della stagione 2013 annuncia che l’Hubei Huakaier è disposto a lasciare la provincia per cercare maggiori investimenti, e dopo le trattative fallite con il governo di Xi’an (che aveva visto da pochissimo andarsene l’attuale Beijing Renhe verso il Guizhou), giunge l’accordo con lo Xinjiang Uygur Autonomous Region Sports Bureau e nel 2014 avviene il trasferimento.

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Le autorità locali mettono a disposizione lo Xinjiang Sport Center, un colosso da 50.000 posti, decisamente troppo grande per la piccola quantità di pubblico che attrae la squadra, nel frattempo rinominata Xinjiang Tianshan Leopard. Il picco di pubblico è stato raggiunto nel 2015, con un’affluenza di 4100 persone, per poi calare drasticamente nella stagione appena conclusa con poco più di 2000 spettatori.

Nonostante il calcio sia ben radicato nella cultura popolare i Leopardi sono sempre stati visti come un corpo estraneo ad Urumqi, proveniente dalla Cina Han. Infatti la maggior parte dei componenti della squadra sono cinesi Han originari dell’Hubei, e solo successivamente sono stati accolti giocatori uiguri, che oggi rappresentano una buona parte della rosa, con 10 elementi.

I giocatori Uiguri di maggior spicco nel 2016 sono stati Mustapa Narameth, terzino di 23 anni, il giovanissimo mediano Abdul  Eziz (19) e soprattutto Yalkum, un ala destra originaria di Artux, un villaggio da 200.000 persone a pochi chilometri dal confine kazako. Nel 2012 è stato acquistato dal Guangzhou Evergrande di Marcello Lippi, con il quale ha debuttato il 30 marzo dello stesso anno contro lo Shenhua. Il ragazzo è ancora di proprietà delle Tigri del Canton e da due anni è tornato in prestito alla sua terra natale, per ricercare il giusto ambiente e spiccare il volo, per poi tornare nel Guangdong.

LA MIGLIOR SCUOLA CALCIO DI CINA

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Nello Xinjiang risiede la miglior scuola calcio giovanile di tutta la Cina nota come il nome di Wuxiao (Urumqi’s No.5 Primary School) , e probabilmente dell’Asia intera, eletta campione U-13 dal 2012 a oggi nella Weifang Cup, il più celebre torneo internazionale dell’intero continente, ha ripetutamente sconfitto le compagini coreane e giapponesi che le si sono parate di fronte, sbaragliando la concorrenza anche con 10 gol di scarto.

L’allenatore di tale selezione che può rappresentare il futuro del calcio cinese si chiama Yali Memet, un ex giocatore proveniente dalla prefettura kazaka dello Xinjiang. Dopo aver studiato per diventare insegnante di Educazione Fisica, ha lavorato nelle scuole della provincia per 22 anni fino a diventare vice presidente dell’istituto.

“Per quel che posso ricordare- ha dichiarato Memet in un’intervista al gbtimes, – nei 22 anni in cui ho allenato siamo stati incoronati campioni in tutte quante le manifestazioni. Siamo arrivati secondi giusto un paio di volte”. Nella scuola di Wuxiao sono raccolto oltre 100 trofei collezionati durante tutto l’arco della sua storia. I più importanti sono la già citata Weifang Cup e la National Youth Campus Football Championship che non si sono però svolti nella categoria U-13 in questo 2016.

Recentemente la scuola elementare di Wuxiao e la no. 117 Middle School si sono unite, in modo che gli studenti che fanno parte della rappresentativa calcistica continueranno a studiare assieme per accrescere ulteriormente il gruppo. “I nostri giocatori sono tutti quanti Uiguri- racconta Yali –I genitori dei ragazzi di etnia Han vogliono che i loro figli si focalizzino maggiormente sullo studio e che non perdano tempo in attività calcistiche. Al contrario i ragazzi uiguri non hanno alcun feeling con la scuola e credono che lo studio sia completamente inutile. Addirittura molti di questi smettono di studiare dopo le scuole elementari. I loro genitori li mandano a lavorare per racimolare soldi il prima possibile”

“Molti dei ragazzi che alleniamo non avranno la possibilità di diventare professionisti se lasciano la scuola così presto. In Cina molti atleti di alto livello non hanno ricevuto una grande educazione, molti di questi dopo essersi ritirati si trovano in difficoltà e si ritrovano costretti addirittura a vendere le loro medaglie per fare un po’ di soldi.”

“Per quanto riguarda gli atleti in Europa e America il discorso è diverso, molti di questi provengono dai college e una volta che concludono la carriera sportiva possiedono quelle conoscenze per avviare un business. Qua nello Xinjiang la cultura è completamente diversa. I ragazzi seguono la religione islamica, si sposano a 17-18 anni, iniziano a bere e fumare. Così sono irrecuperabili”.

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Con la giusta programmazione e il supporto delle istituzioni, anche a livello centrale, lo Xinjiang può davvero rappresentare il futuro del calcio cinese più di qualsiasi altra provincia. Uno sviluppo è atteso anche nei prossimi anni visti gli ottimi risultati della rappresentativa U17 dello Xinjiang Tianshan Leopard, che ha trionfato nel Xinjiang Silk Road International Youth Football Tournament contro le rappresentative spagnole, tedesce e ucraina della Dinamo Kyev.

Proprio la Slik Road, la via della seta, il rande progetto della One Belt One Road che si estende dalla Cina all’Europa nella via terrena, rappresenta il maggior investimento del governo per sviluppare le regioni dell’ovest, e con un maggior benessere e prospettive di lavoro e completamento degli studi, sarà agevolato anche lo sviluppo del calcio nello Xinjiang, pronto a sbocciare e a prendersi il proprio posto nella storia.

Fonti

gbtimes

bestchinanews