Chinese Tour- al Fengtai Stadium di Pechino: l’assenza del numero 12

7 agosto 2016.

Primo giorno a Pechino, nemmeno il tempo di riposare che è subito tempo di calcio cinese. Dopo una giornata sotto un sole cocente, alle ore 19:35, io e il mio amico Bao Ruinan ci siamo diretti al Fengtai Stadium, nell’omonimo distretto situato a ovest della capitale, per assistere al match di China League One fra Beijing Renhe e Qingdao Jonoon. Due squadre che occupano una posizione in classifica opposta: il Renhe dopo essere retrocesso lo scorso anno sta cercando di riconquistarsi un posto in Chinese Super League, mentre il Qingdao Jonoon, dopo un deludente campionato, totalmente al di sotto delle aspettative, occupa il penultimo posto, che lo condannerebbe alla retrocessione.

Parlo di distretto, ma Fengtai in Italia, con i suoi 2.2 milioni di abitanti, rappresenterebbe la seconda città più popolosa. Si tratta di un’area prevalentemente industriale, nella quale si situa il Ponte di Marco Polo, il punto in cui iniziò la seconda Guerra Sino giapponese nel 1937.

IMG_20160807_193348La prima esperienza in uno stadio cinese ha un costo irrisorio, fra biglietto, sciarpa e maglia del Renhe sono stati spesi 130 yuan, circa 17.5 euro.

Visto da fuori il Fengtai non è un gran che, il modo più adatto per descriverlo è un grosso ammasso di cemento grigio. Dal 2006 al 2008 è stato la casa del Beijing Guoan, “la squadra” della capitale, a causa dei lavori al Worker Stadium per le Olimpiadi del 2008. Da allora, fino a quest’anno, il Fengtai è rimasto completamente inutilizzato per le attività calcistiche.

Girando lo stadio per arrivare al nostro settore, mi accorgo della presenza di centri fitness, ristoranti e negozi di vario genere. Il Fengtai è infatti un centro polivalente nel quale vi è anche una piscina e uno stadio da softball. Non dobbiamo però farci illusioni, queste attività nulla hanno a che fare con il Beijing Renhe.

IMG_20160807_191947Il Fengtai, come la stragrande maggioranza degli stadi cinesi, è di proprietà del governo locale, e la presenza del club nella struttura è pressoché inesistente: solo un piccolo chiosco che vendeva maglie, sciarpe e bevande. Nessuna foto, nessun logo sulla facciata esterna dello stadio.

Entriamo al momento dell’inno cinese, e subito noto che gli spalti sono vuoti. Il Fengtai può ospitare poco più di 40.000 persone, ma a assistere al match eravamo circa in 3.000, ad occhio, mentre i tifosi del Jonoon erano presenti in una trentina.

IMG_20160807_193235Per lunghi tratti la partita è stata dominata dal Renhe, che ha segnato due gol in rapida successione nel primo tempo con Wang Qiang e Fang Renliang. La ripresa è stata piuttosto noiosa, impalpabile la presenza in campo del Jonnon, con entrambe le squadre che hanno commesso molteplici errori in fase di impostazione. I padroni di casa hanno tentato di chiudere definitivamente la partita, trovando l’ottima opposizione del portiere avversario.

Fra le fila del Beijing Renhe militano vecchie conoscenze del calcio europeo: Misimovic, Jelavic e Sun Jihai.

Il trequartista serbo nel 2008 è stato uno dei protagonisti della grande cavalcata del Wolfsburg verso il titolo nazionale, assieme al connazionale Dzeko e a Grafire, sotto la guida di Felix Magath, anch’egli oggi in Cina, recentemente ingagiato dallo Shandong Luneng. Misimovic dopo l’esperienza in Germania si è trasferito in Turchia al Galatasaray e in Russia con la maglia della Dinamo Mosca, per poi emigrare in Cina nel 2012. Dopo due stagioni dove ha conquistato una Coppa e una Supercoppa, per poi ritirarsi momentaneamente dal calcio giocato lo scorso anno.

Nikica Jelavic è un attaccante centrale, trasferitosi al Beijing Renhe solo quest’anno. Vanta una lunga esperienza nel campionato inglese con le maglie di Everton, Hull City e West Ham.

Sun Jihai con la maglia del Manchester City

Un passato britannico anche per il difensore centrale Sun, che a 39 anni fa ancora la differenza grazie a una condizione fisica invidiabile. E’ stato uno dei primi cinesi ad affacciarsi al panorama europeo. Si è consacrato in patria con la maglia dello storico Dalian Shide, per poi passare alla corte del Manchester City dell’era pre sceicchi, dove ha collezionato 130 presenza fra Premier League e Championship, prima di passare allo Sheffield Utd nel 2008.

Torniami a Pechino: La partita è stata a tratti spenta, ma lo spettacolo sugli spalti data l’esigua presenza di pubblico non è stato dei migliori. Di fronte a me, sulla tribuna laterale, spiccavano dei seggiolini che ritraevano la maglia numero 12, quella del pubblico, completamente assente attorno ad essa.

IMG_20160807_201919Una trentina di persone, con la maglia del Renhe e le bandiere, si sono esibite in un tifo costante per tutti i 90 minuti, per il resto il pubblico sembrava abbastanza distratto: bambini che non riuscivano a guardare il campo per più di cinque minuti, e ragazze (anche carine) più attente al cellulare che alla partita. A un certo punto il mio amico (tifoso del Guoan) scuote la testa, mi dice che vede poca passione.

La storia del Beijing Renhe infatti merita una particolare attenzione. Dobbiamo fare un salto indietro di un decennio e di parecchi chilometri a sud, esattamente a Shanghai. Il Beijing Renhe infatti è al suo primo anno nella capitale e ha iniziato a muovere i primi passi lontano da qui, con il nome di Shanghai International nel 1995. Dopo lo scandalo combine, che ha coinvolto anche lo Shanghai Shenhua, emersero gravi problemi economici che convinsero i vecchi proprietari a cercare un’altra sede. Dopo mesi di trattativa la società emigrò nella provincia di Shaanxi, cambiando denominazione in Xi’an Chanba International. Nel 2010 iniziarono a farsi consistenti gli investimenti della Renhe Commercial Holdings Company e dopo una stagione, il presidente decise di spostare il club a Guyang, per le promesse del governo locale di usufruire dell’impianto olimpico e dei migliori rapporti commerciali che la compagnia intratteneva con la nuova sede. Con il nome di Guizhou Renhe giungono buoni risultati, fra cui una CFA Cup, ma la scorsa stagione il club inaspettatamente retrocede.

Oltre al danno la beffa per i tifosi: la Renhe Commercial Holding Company si occupa della costruzione di imponenti centri commerciali su tutto il suolo cinese e in virtù di nuovi progetti avviati a Pechino, il proprietario decide di spostare la propria squadra nella capitale, con risultati poco edificanti, al momento.

Con la riforma pluriennale indetta dal governo, vi è l’intenzione di evitare ulteriori spostamenti per i club, in modo da radicare anche le nuove realtà nel territorio, cosa che il Renhe attualmente non è riuscito a realizzare.

Non esiste un vero e proprio tifoso del Beijing Renhe. La maggior parte delle persone presenti allo stadio vive nel quartiere di Fengtai e molti si sono dichiarati tifosi anche del Beijing Guoan, conosciute anche come Imperial guard, che vanta un fortissimo seguito e una tifoseria fra le migliori del panorama asiatico.

Date queste premesse, al momento risulta difficile la creazione di una nuova rivalità cittadina. Per realizzare questo sarà necessario ottenere una (difficile) promozione in Chinese Super League nei prossimi anni e creare un forte seguito a partire da Fengtai per poi estendersi nelle aree circostanti… sempre che al proprietario non venga l’idea di cambiare nuovamente sede.

IMG_20160807_212633ARTICOLI SUCCESSIVI

Al Fengtai Stadium: l’assenza del numero 12

La vera Pechino al Worker Stadium

I cantieri di Shijiazhuang

Intervista a Francesco Abbinizio, fondatore della Beijing Kickers

Un Nido vuoto

Intervista esclusiva con Ciro Ferrara