Calcio e Olimpiadi: 1984-1988, il ritorno della Cina ai giochi

La Cina iniziò ad aprirsi al mondo esterno all’inizio degli anni ’70, dopo i bui anni della Rivoluzione Culturale. Lo sport, in particolar modo il ping pong, fu fondamentale per riallacciare i rapporti fra la Cina comunista di Mao e l’America di Nixon.

LA DIPLOMAZIA DEL PING PONG

Glenn Cowan e Zhang Zedong, i volti protagonisti nella diplomazia del ping pong

Il 6 Aprile del 1971 la squadra americana di ping pong, dopo aver disputato il campionato mondiale in Giappone, fu invitata a visitare la Cina. Mao giunge a tale decisione quando vede sul giornale Decankao (accessibile solo alle alte cariche del governo) la foto che ritraeva il campione Zhuang Zedong assieme all’americano Glenn Cowan scendere dallo stesso autobus.
Glenn infatti dopo l’allenamento aveva perso l’autobus della propria delegazione e fu invitato da Zhuang. Un ondata di fotografi giapponesi li attendeva al capolinea, la vista di un atleta cinese assieme a un americano era una svolta epocale, quanto inaspettata visto il clima politico della Guerra Fredda.
Pochi giorni dopo l’evento la squadra americana assieme al proprio seguito di giornalisti, divennero i primi del proprio popolo a mettere piede sul suolo cinese dopo che Mao aveva preso il potere 22 anni prima. Si svolsero alcuni match di esibizione fra le due squadre, il preludio alla visita del presidente Nixon un anno più tardi.

LOS ANGELES 1984

Xu Haifeng, la prima medaglia doro cinese nella storia delle olimpiadi

Dopo il boicottaggio a seguito dell’edizione olimpika di Helsiki nel 1952 e la partecipazione ai GANEFO negli anni ’60, la Cina tornò a partecipare alle Olimpiadi a Los Angeles nel 1984, in un contesto politico estremamente difficile. Per la Repubblica Popolare erano finiti i tempi di Mao Zedong, morto nel 1976. Un grande riformista aveva preso il suo posto, Deng Xiaoping, il quale si acingeva a trasformare radicalmente l’economia e la cultura del paese, verso una crescita esponenziale che avverrà all’inizio degli anni ’90.

L’Olimpiade del 1984 vide farsi sempre più aspri i rapporti fra i due grandi blocchi: L’Unione Sovietica e altri quattordici paesi decisero di boicottare l’edizione americana, lo stesso processo inverso di quattro anni prima, quando furono gli USA a boicottare Mosca.
L’Iran decise di non partecipare per motivi politici differenti, il paese era ancora in guerra con l’Iraq di Saddam Hussein nella prima guerra del Golfo; i giochi furono boicottati per una eccessiva interferenza degli Stati Uniti nel Medio Oriente e per i crimini commessi in America Latina, in particolare in El Salvador.

La Cina si presentò con una delegazione di 215 atleti che presero parte a 105 manifestazioni in 19 diverse discipline. La prima medaglia d’oro la conquistò Xu Heifeng nei 50m pistola, a cui sarà poi dedicato un film nel 2012: Xu Haifeng and his gun. La Repubblica popolare totalizzò 32 medaglie, di cui 15 d’oro, posizionandosi quarta nel ranking alle spalle di un’altra socialista: la Germania dell’Est.

SEOUL 1988

Li Meisu

Quattro anni dopo, la Cina non riuscì a ripetere il grande risultato di Los Angeles. In Corea del Sud, con oltre 270 atleti, per la Repubblica Popolare arrivarono solo 5 medaglie d’oro, a causa del rientro in massa del blocco socialista. A Seoul giunse la prima medaglia nell’atletica per la Cina, con il bronzo conquistato da una donna: Li Meisu nel lancio del peso. L’atleta originaria dell’Hebei detiene tutt’ora il record in tale disciplina con un lancio di 21.76 metri.

Nonostante la riunione ai Giochi dei due grandi blocchi, la Corea del Nord boicottò le olimpiadi dopo un’estenuante negoziazione. Sotto suggerimento di Fidel Castro, la Corea socialista si è candidata ad ospitare i giochi insieme ai cugini del Sud. Nel 1986 si tenne un meeting in Svizzera fra il presidente dell’IOC e i comitati olimpici delle due Coree.
Le richieste della Nord Corea erano quelle di ospitare undici dei 23 eventi totali sul proprio territorio e di tenere speciali cerimonie di apertura e chiusura dei giochi. Un altro punto molto importante era la creazione di un’unica squadra olimpica coreana, ma le trattative non andarono a buon fine.
Il boicottaggio della Nord Corea fu seguito da Cuba, Nicaragua, Etiopia, Albania, Seychelles e all’ultimo dal Madagascar.

l mondo stava cambiando, il muro di Berlino stava per cadere e con esso i regimi comunisti dell’Est. Quelli di Seoul sono stati gli ultimi Giochi per nazioni come l’Unione Sovietica e la Germania dell’Est. Erano in trasformazione anche lo sport e le Olimpiadi che stavano diventando sempre più mastodontiche dal punto di vista agonistico e mediatico. Fu record di partecipanti con 8391 atleti in rappresentanza di 160 nazioni, per un totale di 263 eventi.

La nazionale di calcio cinese partecipò alla manifestazione calcistica per la terza volta nella sua storia, e come nelle edizioni di Berlino 1936 e Londra 1948, uscì al primo turno della competizione.
La nazionale della Repubblica Popolare entrò a far parte della AFC solo nel 1974 e nelle successive Coppe d’Asia era riuscita a conquistare un bronzo (Iran 1976) e un secondo posto nell’edizione del 1984, con l’Arabia Saudta che si impose in finale per 2-0. La Cina non riuscì mai ad avvicinarsi alle qualificazioni mondiali e nel 1985 subì una pesantissima sconfitta interna per 2-1 contro il modesto Hong Kong, che scatenò l’ira di tifosi e media.

Le olimpiadi di Seoul confermarono il bassissimo livello della nazionale calcistica, totalizzando un solo punto in un girone con Svezia, Germania e Tunisia, in virtù del pareggio con gli africani. Trionfò nel torneo di calcio l’URSS, in finale per 2-1 contro il Brasile, dopo i tempi supplementari.

Nelle manifestazioni successive, la Cina si confermerà come una delle maggiori potenze sportive, ma prima di poter riosservare la nazionale di calcio ai Giochi, si dovrà attendere fino all’edizione casalinga del 2008.

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