Buongiorno a Gramellini, che di Cina non ha capito nulla

Pellè si è recentemente trasferito allo Shandong Luneng, società della Chinese Super League, che ha versato 7 milioni di euro nelle casse del Southampton e garantito al giocatore un contratto biennale da 38 milioni di euro.
A 31 anni la carriera di Pellè ha preso una svolta davvero inaspettata, dall’exploit di Rotterdam, al Southampton e ora alla Cina. L’attaccante ci ha fatto sognare, ma diciamoci la verità, un po’ lo abbiamo tutti maledetto per quell’errore su Neuer (suvvia, qualche pensiero maligno lo avete pur generato), e lo stipendio che gli ha garantito lo Shandong Luneng ha fatto sicuramente discutere, ma dopotutto, questo è il percorso momentaneo e naturale che ha intrapreso il calcio cinese.

Non ci sta il signor Gramellini, che con il suo articolo sulla Stampa conferma che il calcio non è assolutamente il suo ambito, continuando imperterrito nelle sue dosi massicce di populismo, senza fermarsi a riflettere sul fatto: “Mi sto addentrando in un ambito che non conosco, magari è meglio che prima mi informo piuttosto che ne fare la figura dell’uomo da bar che vomita i propri giudizi a freddo?”. Ovviamente no, Gramellini dopo averci tediato sulla vicenda  Vardy e Mharez, tira fuori dal cilindro un altro scritto poco edificante.

Scrive così Gramellini:”C’entra che Pellè si fa pagare carissimo la destinazione disagiata (il campionato cinese ha lo stesso fascino di una cravatta di Di Maio) e che, chi lo ha ingaggiato applica al calcio la lezione devastante della finanza smargiassa: valutare molto un bene che vale poco per fare credere ai boccaloni che valga qualcosa. In fondo Pellè in Cina per quarantamila euro al giorno è l’equivalente di un derivato. Sempre che poi glieli diano sul serio, tutti quei soldi: non risulta che il sistema cinese brilli per trasparenza e affidabilità”.

Ora, non ho idea di come siano le cravatte di Di Maio, ma il nostro caro Gramellini si permette di dare un giudizio così superficiale sul campionato della Chinese Super League, magari pensando “eh ma sono cinesi, di calcio non capiranno nulla”. Falso, il caro Gramellini deve sapere che la CSL è il maggior campionato del continente asiatico, e non si compone solamente di giocatori cinesi, ma soprattutto di calciatori con un importante trascorso in Europa, certamente non a fine carriera, dalla Serie A le ricordo i vari Gervinho, Lavezzi e Guarin, oltre alle superstar Teixeira, Ramires e Hulk. Questi sono solamente alcuni dei nomi che arricchiscono le fila del campionato e contribuiscono a dar vita a partite di buon livello e godibili.

C’è anche da dire che Gramellini si sveglia tardi in quest’ambito, dato che i giocatori sopracitati, economicamente sono allo stesso livello di Pellè, e che il cartellino di Teixeira e Hulk è costato oltre 50 milioni di euro. Facile prendersela con quello del “cucchiaio”.
Le cifre di cui ho parlato a lungo in questo sito e nel mio libro, sono lo step necessario per il campionato cinese. I vari club sono passati dall’ingaggiare giocatori quasi esclusivamente dal Sudamerica, per poi spostare i propri interessi verso i campioni che militano in club europei, aumentando a dismisura il proprio appeal. Il 2016 ha segnato un vero e proprio sparti acque, con la Chinese Super League che ha investito più capitali rispetto alla Premier League sul mercato, per poi procedere verso l’espansione del calcio europeo.

Ora non conosciamo solo il Guangzhou Evergrande che fu di Lippi, ora tutti sanno cosa è e cosa commercia il Suning Commerce Group, ora tutti sanno cosa è lo Shandong Luneng, lo Shanghai Sipg per Hulk, lo Shanghai Shenhua per Guarin. Non parliamo solo di un’operazione di mercato, questa è anche pubblicità, sia per le aziende proprietarie dei club, che per lo stesso movimento calcistico cinese. Ci sarà un tempo, in futuro, in cui tale processo di investimento andrà incontro a una “normalità” e si adeguerà agli standard europei, dove Pellè andrà a guadagnare due milioni, e non 38  (che fra l’altro negli ultimi tempi, anche la UEFA è andata incontro a una deregolamentazione, perché non ci fa un bel discorso sul Fair Play Finanziario e sul mercato intrapreso dai club arabi, così, per farci fare altre due risate?).

Gramellini parla di sistema poco affidabile e trasparente, da italiano fra l’altro, ma forse non sa che il calcio cinese è pronto a investire importanti risorse per diventare leader mondiale e aprirsi nuovi scenari di mercato. La Cina è l’unico paese che ha realizzato una riforma del calcio ventennale, divisa in vari step, che inizialmente prevede l’introduzione del calcio come materia scolastica. Un piano e una programmazione dalla quale noi italiani possiamo solamente imparare. Il calcio deve trainare l’intera industria sportiva e contribuire all’1% del PIL entro il 2020. Le sono chiari ora alcuni concetti?

Dulcis in fundo, Gramellini si immagina uno scenario nel quale viene ingaggiato da un giornale di Shanghai e apre una propria rubrica chiamata “Buongiolno”, con la L!!! Avete capito il simpaticone che cerca di cavarsela con gli stereotipi? Per non parlare dell’ultima frase: “Coi denari guadagnati ricompro Pellè e lo metto in cucina a lucidare i cucchiai”. Ecco, credo che sia più pertinente che Gramellini pensi seriamente al fatto di abbandonare il mondo del giornalismo, e lasciare che della scrittura se ne occupi gente informata che sa pensare e poi scrivere.

Nicholas Gineprini