Gli allenatori stranieri nella storia della nazionale cinese: Arie Hann e Milutinovic i migliori

La Chinese Football Association deve prendere una decisione importante sul versante nazionale: se continuare a affidare la panchina a allenatori stranieri oppure tornare a guardare in casa propria, e in tal senso si è fatto il nome di Gao Hongpo (leggi qui).

Gli allenatori stranieri in Cina raramente hanno portato risultati positivi, forse perché si è puntato su figure intermedie per il valore che possono apportare, e non su commissari tecnici dal blasono internazionale molto importante, se non raramente. Pochi i ricordi positivi di allenatori non cinesi, l’unico che ha tagliato un traguardo importante è stato Bora Milutinovic nel 2002, quando la Cina ottenne la sua prima qualificazione alla Coppa del Mondo.

Il primo CT straniero fu il tedesco Klaus Schlappner, ingaggiato dalla CFA nel 1992, vinse il ballottaggio ai danni di Xu Genbao, il quale allenava la nazionale giovanile nel campionato nazionale (che vinse nel 1987). Klaus aveva ottenuto buoni successi negli anni ’80 nelle serie minori tedesche con il Waldhof Mannheim, e con la Cina giunse terzo alla Coppa d’Asia del 1992 che si svolse in Giappone, dove giunse una sconfitta in semifinale proprio contro i padroni di casa. L’avventura di Klaus terminò l’anno successivo a causa della mancata qualificazione a USA 94, uscendo al primo turno in favore dell’Iraq. Tutt’ora Klaus collabora con il calcio cinese, ed è consulente allo sviluppo giovanile presso la federazione di Shanghai.

Nel 1997 fu la volta dell’inglese Bobby Houghton, nonostante un’evidente crescita sotto il profilo del gioco, la nazionale cinese non riuscì a conseguire risultati, bensì solo un terzo posto agli Asian Games disputati in Thailandia e un argento nella Dinasty Cup. Anche per Bobby fu fatale la mancata qualificazione ai mondiali francesi, dove la Cina terminò il girone alle spalle di Arabia Saudita e Iran, per mano della fatale sconfitta interna contro il già eliminato Qatar.

Solo con Bora Milutinovic la Cina riuscì ad ottenere la tanto ambita qualificazione ai mondiali. Precedentemente, la squadra allenata dal serbo, arrivò quarta nella Coppa D’Asia in Libano svoltasi nel 2000, per poi centrare finalmente l’accesso a Corea-Giappone. Bora Milutinovic prima d’allora aveva partecipato come allenatore a quattro edizioni dei mondiali: con il Messico nella seconda edizione azteca dell’86, con il Costa Rica a Italia 90, con gli Stati Uniti nel ’94 e con la Nigeria l’edizione successiva. (Tutt’ora detiene il record assieme al brasiliano Carlos Alberto Parreira, per aver partecipato a cinque edizioni mondiali).
La spedizione in Corea del Sud fu tragica: la Cina perse tutte e tre le partite contro Costa Rica, Brasile e Turchia, senza segnare alcun gol. Ma il lato più umiliante, fu osservare gli avversari di sempre, Corea del Sud e Giappone, accedere al turno successivo.

Dopo l’esonero del serbo, fu ingaggiato l’olandese Arie Hann (ex centrocampista dell’Ajax negli anni ’70), il quale aveva la grande responsabilità di guidare la nazionale alla Coppa d’Asia casalinga del 2004, inutile dire che la vittoria era d’obbligo.
La Cina inserita nel raggruppamento con Bahrain, Qatar e Indonesia si piazzò al primo posto con due vittorie (5-0 sull’Indonesia e 1-0 sul Qatar) e un pareggio (2-2 contro il Bahrain alla prima giornata). I quarti di finale videro la squadra di Hann liquidare per 3-0 l’Iraq, decisamente più arduo l’impegno successivo: la semifinale con l’Iran si risolse solo ai calci di rigore. La finale si svolse allo Stadio dei Lavoratori di Pechino, in un clima tesissimo vista l’ostilità dei tifosi cinesi per gli avversari in finale, ovvero il Giappone di Zico. Ancora una volta è stata la nazionale del Sol Levante a prevalere per 3-1.
Hann successivamente fallì l’accesso ai mondiali del 2006, a causa della differenza reti nei confronti del Kuwait nel primo turno di qualificazione: non fu sufficiente il 7-0 a Hong Kong.

Altro allenatore con grandi responsabilità fu Vladimir Petrovic, il quale condusse la Cina alle olimpiadi di Pechino nel 2008. La Repubblica Popolare conquistò 100 medaglie, fra cui 51 ori e il primo posto nel ranking, ma ancora una volta fu il popolo calcistico ad essere deluso: la spedizione olimpica si concluse con due sconfitte e un solo pareggio rimediato contro la Nuova Zelanda.

La CFA decise di tornare sui propri passi con l’ingaggio di Gao Hongbo, ma data la mancanza di risultati nella manifestazione continentale, si tornò a cercare all’estero. Arrivò sulla panchina cinese Josè Camacho, fortemente sponsorizzato dalla Dalian Wanda, dato il suo grande profilo internazionale: in passato ha allenato la Spagna, il Real Madrid e il Benfica. Ma l’avventura cinese sarà ricordata per due vergognose sconfitte: l’8-0 contro il Brasile (che si tratta della sconfitta in assoluto più larga), e l’umiliante 5-1 subito dalla Thailandia alle qualificazioni per la Coppa d’Asia.

Infine giungiamo ad Alain Perrin, il quale l’ha combinata grossa mancando prematuramente la qualificazione ai mondiali per mano di Hong kong. Bruceranno a lungo i due pareggi a reti bianche contro l’ex colonia britannica. Il francese è stato giustamente esonerato, ora la CFA non può più sbagliare nel scegliere la propria guida tecnica.