Un nuovo blog: perché parlare di calcio in Cina

Perché oggi è diventato così importante parlare dello sviluppo del calcio cinese? Il calcio di una nazione che in ambito mondiale ha raccolto enormi delusioni e che ha disputato una sola edizione della Coppa del Mondo nel 2002, fra l’altro conclusa con tre brucianti sconfitte. Un calcio che ha invertito rotta solamente da qualche anno a questa parte. Troppo precoce parlare di un modello che preannuncia il futuro dello sport più amato e seguito? Gli standard di crescita a cui ci abituato la Cina dall’approvazione del New Socialist Market all’ingresso nel WTO, dimostrano come il colosso asiatico sia in grado di bruciare le tappe, ed è esattamente quello che ha fatto.

E’ nel luglio del 2011 che sento parlare della prima volta della Chinese Super League. Solitamente la concezione che si ha delle leghe orientali e della MLS, è quella di una pensione d’oro per vecchie star sul viale del tramonto. Un paio di rilassanti anni, lontano dalle pressioni del calcio europeo, per poi ritirarsi. Quell’estate il Guangzhou Evergrande acquistò l’argentino Dariò Conca dal Fluminense pagandolo 8.5 milioni di euro, ma ciò che suscitò clamore fu l’ingaggio percepito dal giocatore: 26 milioni di euro per due anni e mezzo. Conca non era assolutamente un giocatore a fine carriera, si tratta di un trequartista dai piedi eccellenti, che aveva condotto il Fluminense alla vittoria in campionato nel 2010. Al tempo aveva 28 anni, quindi nel pieno della maturità calcistica. Il colpo Conca ha  innescato la grande caccia al campione sudamericano da parte dei club cinesi, che si sono fatti carico di ingenti spese in sede di calciomercato, posizionandosi nella sessione invernale del 2015, con 115 milioni di euro,  alle spalle della sola Premier League nella classifica delle spese per lega. I soldi sono sempre la giusta risposta, sia per le vecchie star del calcio europeo che approdano in Cina, ma soprattutto per i giovanissimi talenti sudamericani che rinunciano a una carriera nel calcio europeo.

Il movimento calcistico in Cina deve assumere ancora una propria identità e stabilizzarsi. Le squadre sono proprietà di ricchi gruppi aziendali, che danno il nome al club: il Guangzhou Evergrande è una ditta immobiliare, così come l’Henan Construction e il Shijiazhuang Everbright. Lo Shanghai Shenhua è una società impegnata nell’estrazione di carbone, mentre lo Shandong Luneng Taishan una compagnia elettrica. Non è raro osservare squadre cha cambiano denominazione di anno in anno in quanto acquistate da altri gruppi aziendali, e per questo motivo spostarsi da una parte all’altra della Cina lasciando gli ex tifosi senza una squadra per la quale tifare. A volte sono i governi locali, o addirittura quello centrale a farsi carico di spese per sostenere un club. Un calcio senza identità e cultura, che può essere l’anticipazione di quel che sarà il calcio europeo fra dieci o venti anni. Il nostro calcio  sempre più schiacciato dai debiti e fortemente influenzato dalle decisioni degli sponsor.

Attraverso il calcio ho capito meglio la Cina e viceversa. Lo scopo di questo blog è quello di raccontare il fenomeno Cina attraverso il calcio. Non si parlerà solo delle partite, delle voci di mercato e delle ingenti cifre sborsate dai club, il mio scopo è quello di andare in profondità e svelare tutti i meccanismi economici che gravitano attorno il mondo del calcio cinese: dal motivo per cui si acquistano giocatori in Sudamerica alla colonizzazione del calcio europeo. Voglio raccontare il piano di sviluppo indetto dal Partito Comunista Cinese per ridare slancio al movimento calcistico e arrivare ai vertici mondiali. Ci sarà spazio per approfondire la storia del ‘900 attraverso i leader politici che hanno governato il paese asiatico, e i giocatori che sono stati consacrati dalla storia.

Voglio raccontare la nuova priorità del Sogno Cinese, dopotutto è stato lo stesso Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare a sentenziare: “Football Dream is one part of Chinese Dream”

Nicholas Gineprini